IL CONFLITTO

Israele ​«eviti il genocidio»: l’Aia prepara il processo. Il tribunale Onu si pronuncia per l’assedio di Gaza, ma non ordina a Netanyahu la tregua

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Sabato 27 Gennaio 2024

di Marco Ventura

L’ordine è quello di «prevenire atti genocidi» e far arrivare «un maggior flusso di aiuti umanitari a Gaza», ma la Corte internazionale di giustizia dell’Onu, con sede all’Aia, in Olanda, nella sua prima sentenza sul caso intentato dal Sudafrica evita di intimare a Israele il cessate il fuoco. È salvo il diritto dello Stato ebraico di difendersi dopo il massacro del 7 ottobre di Hamas e della Jihad islamica palestinese.

Al tempo stesso, il massimo organo della giustizia delle Nazioni Unite non archivia le accuse di Pretoria, sostenute da diversi Paesi, e ritiene perciò plausibile che alcune azioni commesse dall’esercito israeliano a Gaza possano rientrare nella Convenzione sul genocidio del 1948, firmata dal Sudafrica e da Israele, e scaturita proprio dallo sterminio degli ebrei sotto il nazismo (oggi cade il Giorno della Memoria). «Un oltraggio anche solo discuterne», commenta a caldo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.

Ma i sentimenti che si vivono adesso a Tel Aviv sono più in sintonia con le prime indiscrezioni dopo la divulgazione della sentenza. Fonti anonime del governo confidano al quotidiano Yedioth Ahronoth: «È il meglio che Israele potesse ottenere, perché il Sudafrica non è riuscito a fermare la guerra, tutte le richieste della Corte sono cose su cui siamo già impegnati, ma nel verdetto non c’è la fine delle ostilità, e non c’è nulla di pratico che ci vieti di fare qualcosa delle cose che facciamo. I combattimenti continueranno come al solito». E che Israele «continuerà a combattere fino alla vittoria e fin quando non saranno liberati tutti gli ostaggi» lo dichiara lo stesso Netanyahu. 


IL PROCESSO
Nel merito, la Corte, attraverso la presidente Usa Joan Donoghue, spiega che Israele e il suo esercito «devono adottare tutte le misure in loro potere per non commettere gli atti di genocidio definiti dalla Convenzione, devono prevenire e punire l’incitamento pubblico a commettere il genocidio, e devono consentire la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari alla popolazione di Gaza». Ma la Corte si rivolge anche ai gruppi armati della Striscia, intimando il rilascio dei 136 ostaggi ufficialmente ancora (non tutti vivi) in mano a Hamas. La richiesta di archiviazione di Israele è però respinta: alcune azioni dell’Idf, le Forze di difesa israeliane, consentono ai 17 giudici di trattare il caso. Il sospetto di genocidio rimane, ma andrà affrontato in un processo che potrebbe durare alcuni anni. Nel frattempo, quelle annunciate ieri sono misure precauzionali, che non comprendono l’invito alla tregua. Israele deve anche conservare e non distruggere le prove circa eventuali violazioni, e presentare entro un mese un rapporto alla Corte sulle misure adottate. Inoltre, le autorità israeliane devono fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza, vi è il rischio di «danni irreparabili, che lederanno i diritti fondamentali». Già ora «il 93 per cento» dei gazawi rischia la fame «e centinaia di migliaia di bambini non hanno accesso all’istruzione». Ma è no alla richiesta avanzata l’11 gennaio dagli avvocati sudafricani di sospendere l’operazione militare israeliana, come temeva il gabinetto di guerra di Tel Aviv. Per la ministra degli Esteri sudafricana, Naledi Pandor, nel dispositivo «è implicito che dev’esserci un cessate il fuoco». E il presidente, Cyril Ramaphosa, esulta perché a suo parere sarebbero stati «messi a nudo i crimini» di Israele che ha voluto infliggere una «punizione collettiva» al popolo palestinese.

HAMAS
Per Hamas, la sentenza è «un importante sviluppo che contribuisce a isolare Israele e a smascherare i suoi crimini». Per l’Autorità nazionale palestinese è un «promemoria del fatto che nessuno Stato è al di sopra della legge o fuori della portata della giustizia». In Israele tuonano i ministri della destra estrema come Ben Gvir («La Corte è antisemita») ma anche della Difesa, Yoav Gallant («Non abbiamo bisogno di lezioni di moralità»), ma proprio alcune sue dichiarazioni avevano alimentato il caso all’Aia. D’accordo il leader dell’opposizione Lapid: «Israele ha il diritto e dovere di difendersi dal male crudele». La Casa Bianca approva la sentenza. «È in linea con le nostre posizioni». Commissione e Alto rappresentante Ue Josep Borrell in una nota congiunta invitano a dare «immediata e effettiva attuazione» agli ordini della Corte. Israele eviti atti genocidi, Hamas rilasci gli ostaggi. Ieri, intanto, l’Agenzia dell’Onu per l’assistenza ai palestinesi, Unrwa, ha detto d’aver avviato un’inchiesta su propri dipendenti che avrebbero partecipato, a Gaza, ai massacri antisemiti del 7 ottobre.
 

Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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