Arrestato a 17 anni dopo aver picchiato un passante. Il papà: «Mio figlio vittima di cattive amicizie, ma ora deve pagare»

Martedì 9 Aprile 2024 di Valeria Lipparini
L'aggressione in vicolo Rialto

TREVISO - Il Tribunale dei minori, ieri mattina, ha convalidato l’arresto del 17enne, arrestato per resistenza a pubblico ufficiale dopo l’aggressione e il pestaggio di venerdì scorso, in vicolo Rialto. E lo ha inviato in una comunità di recupero, fuori provincia. La famiglia è distrutta. E il papà - ometteremo i nomi di tutti i componenti per non renderli identificabile - si chiede cosa possa essere successo. Si interroga su quel figlio che ha deragliato. E si domanda cosa avrebbe potuto fare, di diverso rispetto a quanto ha fatto, per recuperarlo.

Senza farsi sconti e senza farli a suo figlio. «Non ho chiesto pene ridotte per mio figlio. Deve pagare il conto con la giustizia per intero. Deve capire che quello che ha fatto è sbagliato» dice, mentre accetta di risponderci al telefono.

Dentro di lei c’è una piccolissima speranza?

«Spero che si risvegli, che la parte buona abbia il sopravvento. Non credo che abbia capito fino in fondo cosa ha fatto. Ma l’ho visto provato, stanco. Forse è il primo passo verso la giusta direzione. Il mio cuore di padre non vuole arrendersi».

Come si sente?

«Sono uno straccio. Abbiamo una figlia studiosa, che si impegna, che rispetta i limiti. Per noi, a maggior ragione, quanto stiamo vivendo è un incubo. Mi sono anche chiesto se fossimo noi il problema. Ma allora anche nostra figlia sarebbe in una situazione critica».

E allora?

«Me lo domando tutti i giorni. È un anno e mezzo che viviamo come se una palla di neve, rotolando giù dalla montagna, fosse diventata una valanga. Le cose sono peggiorate drasticamente con mio figlio in questi 18 mesi. E non siamo riusciti a “prenderlo” nè con le buone, nè con le cattive. Una volta i nostri padri ci tiravano una sberla se ci comportavamo male. Noi, io e mia moglie, abbiamo sempre cercato di parlare con lui. Di farlo ragionare. E poi siamo passati ai castighi. Niente telefonino. Però, abbiamo scoperto presto che si metteva in contatto ugualmente con gli amici via Facebook. Niente uscite con i ragazzini della gang che frequentava. Niente di niente. Ma non si può chiudere un ragazzo in una stanza per sempre. E quando usciva, ricominciava».

Si è dato una spiegazione, almeno, per la violenta aggressione che ha visto suo figlio protagonista venerdì scorso?

«Guardi, le dico questo. Ieri mattina sono andato in tribunale dei minori. Volevo stare vicino a mio figlio. È stato duro. Non sono abituato a trattare con i giudici, non sapevo nemmeno come arrivare in Tribunale. Poi, ho visto le guardie che hanno accompagnato mio figlio in aula, per l’udienza di convalida, e ho chiesto loro come si era comportato. Mi hanno risposto “Suo figlio è gentile, educato. Ci avevano descritto un ragazzino indemoniato, ci siamo trovati di fronte un 17enne timido, non un delinquente. Questo non è posto per lui”. E allora mi si è fatta strada un’idea».

Quale idea?

«Che mio figlio venerdì fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. I poliziotti mi hanno descritto un ragazzo violento all’inverosimile, una furia, con una rabbia in corpo che non hanno nemmeno i malviventi incalliti. Ho chiesto che fosse sottoposto a un test tossicologico. Vi prego, aiutatemi a capire. Sto diventando matto».

Se guarda indietro, cosa ricorda di suo figlio?

«È sempre stato un bravissimo ragazzo, con un’abilità impressionante con le lingue. Parla inglese e spagnolo come fosse madrelingua. Quanti talenti che ha questo figlio mio. E quanti talenti sta sprecando. Poi, a scuola, ha conosciuto quegli amici squinternati. Sono diventati la sua seconda famiglia. Con regole e progetti diversi dai nostri. Ha seguito loro. E ha abbandonato la sua famiglia».

Come sono gli amici di suo figlio, che la preoccupano?

«Sono dei baby bulli. Ho scoperto che uno di questi ha il padre che rolla loro le sigarette di marijuana. E poi ne hanno combinate di tutti i colori. Molti di loro sono stati già denunciati. Hanno la fedina penale sporca».

E voi, cosa avete fatto?

«Abbiamo tagliato i ponti con la scuola. Ora studia da casa. Pensavamo, così, di sottrarlo alle cattive compagnie. Non ci rendevamo conto che lui è sempre rimasto in contatto con quei baby bulli che a noi non piacevano. Lui è sempre stato schivo, forse un po’ arrogante. Ma non era un cattivo ragazzo».

Non è la prima volta, però, che suo figlio finisce nei guai.

«Infatti, non è la prima volta. Era insieme a quel 17enne che ha rubato a casa di una donna, residente a Monastier, la borsa con le carte di credito. L’amico di mio figlio ha usato la postepay per comperare un gioco per la playstation, gioco che è stato ritrovato nell’abitazione dell’amico. Ma è stato denunciato anche mio figlio».

Cosa spera?

«Spero che in un ambiente diverso, lontano da cattivi consiglieri, torni quello che era. Viviamo solo per quello».

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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