L'ultima sfida di Dorina Vaccaroni: «Ultra cycling di 5mila km negli Usa, la follia della mia vita»

Lunedì 19 Aprile 2021 di Stefano Babato
Dorina si allena per l'ultra cycling

«La follia della mia vita» ed è oggettivamente difficile darle torto. Ok, si potrà dire che alla sfide Dorina Vaccaroni ci è abituata ma quella che sta per intraprendere non è decisamente una passeggiata di salute. Si chiama Race across America ed è la gara di ultra cycling più dura del mondo con i suoi 5.000 chilometri da percorrere entro un massimo di 12 giorni con una media di circa 450 Km giornalieri. Un'impresa che richiede anni di preparazione fisica e mentale che porta il corpo oltre ogni limite. Si parte il 15 giugno nella calda West Coast della California, si attraversano tutti gli States per finire ad Annapolis nella East Coast. Il viaggio toccherà diversi territori con le più svariate condizioni climatiche... insomma più che una corsa, un calvario.
«E' un po' una roba da pazzi - dice Dorina dagli States - ma ho deciso di farla e la farò. Mi ci sto dedicando da tempo con la massima cura, il massimo impegno assieme al mio staff che mi segue con passione e professionalità. Dieci persone che stanno curando ogni minimo particolare e che mi seguiranno a bordo di un camper. In questo periodo il progetto mi assorbe totalmente, nemmeno lavoro più visto che mi alleno dalla mattina alla sera».
Da 8 anni Dorina Vaccaroni si è stabilita in pianta stabile negli States, a San Francisco, dove insegna scherma, la disciplina che l'ha resa famosa in tutto il Mondo.
«Ho lasciato l'Italia perchè in sostanza non mi è stata data la possibilità di insegnare scherma.

Ho avuto l'idea di rivolgermi al mercato americano, ho fatto domanda e mi hanno detto subito sì promuovendomi di fatto a maestro ad honorem. Qui è bello, mi alleno tra le montagne e il mare. In Italia è tutto più difficile, ci sono dei percorsi obbligati che non fanno per me. Qui ho potuto contare fin da subito sull'aiuto di tante persone. Mi sarebbe piciuto contare per questa impresa su un team italiano ma non è stato possibile. Gli americani sono più easy, ho trovato persone di grande cuore».


Una gara durissima la Race across America e c'è da immaginare anche piuttosto costosa considerate tante cose.
«Sicuramente costosa. Speravo e spero tuttora di poter contare su uno sponsor e sarebbe bello se fosse italiano. Ma non è facile. Io ripeto ce la metterò tutta come sempre. Ho già vinto altre Ultracycling tra cui il Giro d'Italia non stop in 11 giorni e 20 ore. Sono gare dure non solo a livello fisico ma anche psicologico. Nel mio staff c'è anche un italiano che conosce bene il percorso perchè l'ha già affrontato. Mi piacerebbe davvero affrontare questa sfida in sella a una bicicletta italiana, prendetelo come un appello».


ENERGIA
Tutta questa energia da dove viene?
«Io credo di essere nata per fare sport. Non sono mai stanca, forse è un dono genetico. Mi piace poi moltissimo la natura, i grandi spazi, mi sento libera. La mia forza invece viene dal passato, me l'ha data la scherma, la regola del non mollare mai. E io difficilmente mollo. In pedana sin da ragazzina non stavo mai ferma, la mia scherma è sempre stata dinamica, rappresenta il mio modo di essere. E tutto ciò l'ho sempre trasmesso ai miei allievi che si stano distinguendo. E io ne vado fiera. Peccato solo che in Italia la mia scherma non la insegnerò più. Sono rimasta molto delusa. Mi è costato molto andarmene perchè sapevo che stavo facendo un salto nel buio ma ora sono contenta».


Il 15 giugno dunque si parte con la nuova avventura. Il tuo obiettivo?
«Voglio portarla a termine. Lo voglio fare per me e per il mio staff. Ogni anno faccio 60mila km all'anno in bicicletta e ci riesco anche grazie a loro, il team Dorina Ram. Il mio desiderio? Percorrere quei 5000 km fino alla fine e magari tagliare il traguardo in sella a una bici italiana».

Ultimo aggiornamento: 17:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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