Il borgo "fantasma" di Praforte riprende vita dopo più di 50 anni

Domenica 13 Febbraio 2022 di Lorenzo Padovan
Il borgo di Praforte

CASTELNOVO DEL FRIULI - Dopo quasi 60 anni, Praforte può tornare a sognare di avere un futuro.

Nelle scorse settimane, la caratteristica borgata della Val Cosa ha visto all’opera numerose persone per il rilancio del paese grazie a una serie di attività amministrative che consentiranno magari un giorno anche di avere dei residenti stabili.


LA BORGATA SGOMBERATA 


Praforte è una delle piccole borgate che compongono il comune Castelnovo. Collocata alle pendici del monte Cjaurlec racconta attraverso le sue case in pietra, una storia dolorosa. Sono gli anni successivi al disastro del Vajont; il terreno viene dichiarato franoso dalle autorità, c’è la paura di veder ripetersi un dramma e le case vengono fatte sgomberare. Le famiglie, nonostante le resistenze di alcuni, vengono trasferite nella nuova Praforte, edificata nei pressi di Paludea, dove oggi c’è anche il municipio. Da allora Praforte è ancora li, silente testimone di una vita passata: la latteria, le fontane, le colonne e gli architravi di quei pochi edifici che si sono mantenuti inalterati e che nemmeno il terremoto del ’76 ha fatto cadere.


LA SVOLTA


«In seguito alla pubblicazione della “Carta del paesaggio”, strumento paesaggistico promosso qualche anno fa dal Comune di Castelnovo del Friuli con il Comune di Pinzano al Tagliamento e al successivo finanziamento regionale, sono iniziati i lavori di rivitalizzazione storica e culturale della borgata di Praforte vecchio sul Cjaurlec, con la sistemazione dei muretti a secco - ha fatto sapere, con grande soddisfazione, il sindaco Juri Del Toso, che fin dall’insediamento nel primo mandato si era dato questo obiettivo -. Un ulteriore passo che va nella direzione di dare dignità alla borgata sfollata alla fine degli anni Sessanta, quando l’esercito, in periodo di guerra fredda, utilizzava quei luoghi per le esercitazioni militari».


LE TESTIMONIANZE


Una ricerca negli archivi delle varie testate locali permette di scoprire storie straordinarie di ciò che accadde all’epoca: un’intera comunità sfrattata, senza appello. Eppure in quell’area, in tutti questi anni, non è sceso nemmeno un metro di fango. «Negli anni Sessanta l’attività militare qui si fece particolarmente intensa - si legge in un’interessante reportage del settimanale diocesano “La Vita Cattolica” di alcuni anni fa -. Così, da un giorno all’altro, spuntò una perizia geologica secondo cui proprio l’area dove sorgeva il piccolo abitato sarebbe stata a rischio frana. Perizia che sarebbe poi risultata costruita ad arte. Venne così deciso il trasloco forzato degli abitanti, vennero messe a disposizione nuove case, costruite in linea e in piano. In gran parte si trattava di contadini e scalpellini che non avevano nessuna intenzione di abbandonare le loro umili dimore. Alla fine seppur con grande riluttanza, le famiglie, una alla volta, lasciarono Praforte. Nel piccolo cimitero l’ultima tomba è datata 1963.


GLI IRRIDUCIBILI 


Rimase un ultimo “irriducibile”, Pietro Bortolussi. Non voleva saperne di andarsene. Dovettero intervenire i carabinieri che lo trascinarono via a forza: si era barricato in camera. E, negli anni, non si rassegnò mai all’esodo, tornando quasi giornalmente nella sua amata borgata.
Molti altri dei discendenti degli sfollati non hanno smesso di salire nel paese fantasma e vi hanno curato le case e gli orti. Senza abitabilità, senza luce elettrica, senza acqua, ma fieri di essere originari dell’antica Praforte. Adesso si accende una speranza: la borgata avrebbe potenzialità eccezionali, è in una posizione invidiabile, baciata dal sole. Dopo i muretti a secco, potrebbe toccare alle abitazioni e ai sentieri. 

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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