A Roma il W7, summit per le pari opportunità: ecco i 5 obiettivi da presentare al prossimo G7

Al Campidoglio l'8 e il 9 maggio il summit internazionale per la parità di genere. Il fine del W7: stilare un documento d’intenti su lavoro, empowerment finanziario, giustizia climatica, violenza, pace e sicurezza

Mercoledì 24 Aprile 2024 di Alberto Gentili
A Roma il W7, summit per le pari opportunità: ecco i 5 obiettivi da presentare al prossimo G7

Ancora una manciata di giorni e Roma diventerà la capitale mondiale delle pari opportunità.

L’8 e il 9 maggio verrà celebrato nella sala Protomoteca del Campidoglio il Women 7, il summit del gruppo internazionale di impegno civile per la parità di genere.

Il tema dell’evento è “Le donne come agenti di cambiamento. Key Recommendations for Empowerment”.

E, proprio nel giorno dell’inaugurazione, le presidenti del W7 Claudia Segre, Martina Rogato e Anna Maria Tartaglia, presenteranno alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni un “communiqué” con le richieste elaborate su 5 fronti: lavoro, empowerment finanziario, giustizia climatica, violenza contro donne e bambine, pace e sicurezza. Con questi ultimi temi mai così attuali con le guerre in atto in Ucraina e Medio Oriente.

Nel documento ufficiale saranno inoltre toccate le questioni cross-settoriali, come “intelligenza artificiale”, “salute” e “migrazioni”. L’obiettivo: ottenere che i leader del G7 adottino impegni politici e finanziari concreti che portino a “un impatto tangibile e duraturo” sulla vita delle donne e delle ragazze in tutto il mondo.

L'organizzazione

Il W7 conta oggi un’ottantina di delegate provenienti da 42 Paesi: esponenti della società civile internazionale, rappresentanti di fondazioni, associazioni e organizzazioni non governative impegnate sul fronte delle pari opportunità. «L’obiettivo della presidenza italiana del W7 - spiega Martina Rogato, co-fondatrice Human Rights International Corner - è che la dichiarazione dei leader che verrà varata il prossimo giugno al G7 in programma a Borgo Egnazia, abbia un’ottica di cosiddetto “gender mainstreaming”. Ovvero che le proposte che i potenti della terra prenderanno in carico su lavoro, finanza, sicurezza, energia, etc, abbiano una prospettiva di genere e intersezionale.

Ciò significa, ad esempio, guardare alla transizione energetica considerando la mitigazione degli impatti ambientali e al contempo che ogni piano di azione venga finalizzato considerando anche gli impatti che produrrebbe sulle donne, sulle minoranze e sulle persone razzializzate. In più va promossa una equa rappresentazione delle donne nelle organizzazioni che guidano i processi di pace e sicurezza e le politiche del lavoro devono essere efficaci nell’implementare l’occupazione femminile».

Costituito per la prima volta nel 2018 dalla presidenza canadese del G7, il W7 è stato celebrato lo scorso anno in Giappone mentre da dicembre sono in corso di elaborazione i temi per il documento finale che sarà frutto del “consenso” di tutte le ottanta advisor internazionali partecipanti al summit romano. Queste proposte resteranno segrete fino all’8 maggio, quando il documento verrà consegnato nelle mani di Meloni.

I problemi

«Lo scopo del W7 - aggiunge Anna Maria Tartaglia, co-fondatrice di Angels for Women - è che i governi del G7 recepiscano e implementino nelle loro politiche concrete le richieste delle donne, frutto di studi e di discussioni a livello internazionale che fanno tesoro anche del lavoro svolto nei precedenti W7». Il timore del Woman 7 italiano è che le richieste delle donne restino lettera morta, appunto un comunicato pieno di buone intenzioni magari avvalorate dai discorsi di chi governa i Paesi ma stop.

Così Claudia Segre, Global Thinking Foundation, annuncia che «quest’anno verrà lanciato il fact check, un monitoraggio pubblico per verificare quanto attuato effettivamente dai governi sul fronte della parità di genere su richieste dei precedenti W7». In sintesi: «Non ci bastano le buone intenzioni, servono fatti concreti e il fact check deve diventare una prassi costante. Va istituzionalizzato». «Chiederemo una road map su come sono state applicate negli anni le raccomandazioni e a quali risultati hanno portato», aggiunge Tartaglia.

Alla riunione del W7 in Campidoglio saranno presenti il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, la ministra delle Pari opportunità Eugenia Roccella, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, la regina d’Olanda Maxima; mentre la capo della Commissione europea Ursula von der Leyen invierà un video messaggio.

I dati

Main sponsor dell’evento è Deloitte che sarà il knowledge partner, mettendo le proprie competenze al servizio dello sviluppo della dichiarazione finale e delle raccomandazioni al G7. «La piena parità di genere è ancora lontana sia per l’Italia, sia per gli altri Paesi G7 -, afferma Barbara Pontecorvo, partner di Deloitte per il Tax & legal e diversity equity e inclusion leader - ciò è certificato dai recenti dati del report di Deloitte “Women in the Boardroom”, secondo il quale in Italia le donne ai vertici delle aziende sono ancora una ristretta minoranza: solo il 4% degli amministratori delegati e il 6% dei responsabili finanziari». Insomma, «la parità di genere è ancora lontana. Per questo servono iniziative come il W7». 

Conti alla mano, al ritmo attuale, per avere la parità globale nei vertici delle aziende tra uomini e donne bisognerà attendere il 2111. Esattamente 87 anni. Poco meno di un secolo: la strada per la parità di genere è davvero ancora molto lunga.

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 16:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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