Giovanni Fantini, il poliziotto friulano che "marcava a uomo" Gigi Riva per paura di un sequestro

Mercoledì 24 Gennaio 2024 di Cristina Antonutti
Giovanni Fantini con gli occhiali da sole dietro Gigi Riva

UDINE - Chissà se Gigi Riva si è mai accorto di quel poliziotto che gli guardava le spalle. Era lì anche quella domenica di maggio, quando allo stadio Amsicora il Cagliari batte 2-0 il Bari ed è matematicamente Campione d'Italia. Rombo di tuono e Bobo Gori si abbracciano mentre in campo si riversano i tifosi pazzi di gioia. Tutti vorrebbero abbracciare il simbolo dello storico scudetto. Tutti esultano e sorridono, tranne il giovane brigadiere della Squadra Mobile fotografato dietro i due campioni. È il friulano Giovanni Fantini, che in borghese, occhiali scuri, si preoccupa di ben altro.

Il motivo? Un paio di mesi prima un quotidiano locale paventa la possibilità che, il calciatore ormai diventato un figlio d'anima della Sardegna, possa essere sequestrato dall'Anonima sarda. «Fantascienza? Probabile - racconta oggi Fantini, 81 anni, pensando ai giorni cagliaritani -. Ma se fosse veramente successo, in Sardegna ci sarebbe stato il finimondo, sarebbero esplosi».


L'INCARICO
Il questore di Cagliari, Antonio Giannatelli, che peraltro fu il primo questore della nuova provincia di Pordenone, si allarma. Riva è il simbolo del riscatto. È intoccabile. Insieme al capo di Gabinetto, anche lui trasferito dal Friuli alla Sardegna, convoca Fantini. Lo conosce, sa che può fidarsi e gli ordina «una discreta sorveglianza» sul calciatore. E così sarà fino al termine del campionato, quando Riva con gli azzurri va in Messico per i mondiali e l'emergenza finisce. Dopo lo scudetto e quel mitico Italia-Germania 4-3 chiunque avrebbe dato chissà che cosa per parlare con l'icona del calcio italiano. L'allora brigadiere Fantini no, continua a rimanere al suo posto, in disparte. «Non mi sono mai presentato - conferma -. Non ho mai avuto contatti diretti, lui non doveva sapere che ero il suo angelo custode. Dovevo fare il mio lavoro e basta. Non gli ho neanche mai rivolto la parola, dovevo pensare ad altro, guardarmi attorno, controllare tutto, non volevo inquinare l'attività di controllo. Guai».


LA SCORTA
C'è poco da scherzare in una Sardegna segnata da banditismo e sequestri. «Non si poteva far trapelare che avevano paura di un sequestro - continua Fantini, che in quella terra di basi militari, per tanti versi così simile al suo Friuli, si muove con sicurezza - .Si stava sempre a distanza, attenti a non farci scoprire, neanche da Riva, concentrati soprattutto durante le ore notturne. Perché lui dormiva fino a tardi, le undici, anche mezzogiorno, poi andava a fare allenamento. Durante la giornata era sempre occupato, non c'erano problemi». Il momento più critico arriva alla sera: «Aveva due macchine: una 500 e una Fiat Dino Ferrari. Finito l'allenamento andava a cena fuori e spesso andava dalle parti dello stadio Sant'Elia, che nel 1970 era ancora un cantiere. Ecco, lì era una zona buia ed era importante che nessuno si avvicinasse. È l'unica cosa che in quei mesi ci ha tenuto in apprensione».


IL RITAGLIO DI GIORNALE
Fantini, ultimo comandante della Squadra Mobile di Udine prima della smilitarizzazione e della riforma della Polizia di Stato nel 1981, i giorni cagliaritani non li ha mai dimenticati. E ieri, dall'album dei suoi ricordi, è spuntata quella fotografia finita in una rivista sportiva. E che ha ritagliato e conservato. Gigi Riva, quante sere passate a sorvegliare sulla sua sicurezza, che se soltanto il pensiero di un rapimento avesse sfiorato i pensieri dei sequestratori sarebbe scoppiata una rivoluzione. «Sì, vero. Sarebbe stato inaccettabile», ammette orgoglioso di essere stato scelto per un compito così delicato. Ma per uno che ha conosciuto la mala violenta degli anni '60 a Milano e quella in doppiopetto delle prime grandi truffe a Venezia, nulla è impossibile. Neanche ritrovare la bicicletta donata da Eddy Merckx a papa Giovanni Paolo II, che destinata al Santuario della Madonna nera di Czestochowa fu rubata a Udine tra il 5 e il 6 luglio 1980. Chi la ritrovò? L'ispettore Fantini.

Ultimo aggiornamento: 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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