Piscine chiuse a Rovigo: intreccio di società e contenziosi

Anni con società fallite (Veneto Nuoto) e la gestione di Rhodigium Nuoto mai ratificata. Nel bel mezzo anche un credito del Comune di 2,5 milioni

Lunedì 15 Gennaio 2024 di Francesco Campi
Il polo natatorio di Rovigo

ROVIGO - L’annuncio della chiusura del Polo natatorio di Rovigo, è tutto fuorché un fulmine a ciel sereno, perché sull’unica piscina cittadina si addensano da anni e anni nubi nerissime.

Una lunga storia, fatta di buchi nell’acqua, società affondate, contenziosi milionari. Alla fine dei conti, però, a pagare pegno sono gli oltre duemila fruitori, che per mesi si troveranno a secco, e le decine di lavoratori, costretti a fermarsi senza conoscere il proprio destino. Passaggi che forse potevano essere gestiti meglio dalla parte politica, ma anche valutazioni contestabili e lungaggini da parte della parte tecnica.


L’INTERROGATIVO
La prima domanda, che tutta la città si fa in questo momento, è: perché la piscina chiude ora? Una domanda semplice con una risposta complessa. Perché è vero che, come spiegato nella “informativa” che la Giunta ha inviato venerdì ai consiglieri comunali, «a seguito di gravi rotture all’interno dell’impianto, si rendono necessari interventi di manutenzione straordinaria». Tuttavia, le rotture riguardano solo una delle vasche, quella più grande, la “Baldetti”, rimarrebbe comunque la funzionalità della vasca “Tosi”, della vasca piccola per i bambini e di quella profonda per i sub. Perché chiudono anche quelle? Una prima risposta è per la sicurezza in fase di cantiere, con quello già aperto per i lavori di efficientamento energetico finanziati con 400mila euro del Pnrr, e con ulteriori interventi di manutenzione necessari, come quello sull’impianto di depurazione e quello sull’impianto di climatizzazione.


IL NODO GESTIONE
Finisse qui sarebbe tutto semplice, casomai verrebbe da chiedersi perché i lavori non siano stati programmati in estate, quando le attività indoor si riducono e sono in funzione le vasche all’aperto, visto che già l’ammaloramento della vasca Baldetti era evidente. Tuttavia, c’è anche un secondo punto, più complesso: il Comune, infatti, ha deciso di utilizzare questo tempo di chiusura forzata per provvedere all’appalto per individuare un nuovo gestore, alla luce del contenzioso con la Rhodigium Nuoto, società che fin dalla sua apertura, nel 2009, gestisce il Polo natatorio. Tuttavia, secondo le valutazioni del Comune, Rhodigium Nuoto non ha titolo per gestire la piscina e sta andando avanti solo perché nessuno fino ad oggi ha chiesto la restituzione dell’impianto. Inoltre, secondo una valutazione dirigenziale, dal punto di vista delle responsabilità, nel caso per esempio qualcuno si facesse male, il problema sarebbe in capo al Comune, proprietario dell’impianto, e non di un gestore senza titolo. Una situazione che si è venuta a creare da quando il Comune è subentrato in tutti i rapporti attivi e passivi di Veneto Nuoto, in piena pandemia, motivo che sembra aver fatto chiudere un occhio all’amministrazione che, però, l’anno scorso ha presentato il conto a Rhodigium nuoto, con un’ingiunzione di pagamento da 2,5 milioni.


INTRECCIO DI SOCIETÀ
Per capire il perché di questo contenzioso, bisogna partire dall’inizio della storia, nel 2003, sotto la Giunta guidata dal sindaco Paolo Avezzù, quando venne deciso di realizzare il nuovo Polo natatorio con un project financing, che valeva originariamente 6,5 milioni, anche se poi i costi hanno superato i 10. A realizzarlo fu Veneto Nuoto i cui soci erano al 25,5% Cles, fallita a sua volta, al 25,5% Consorzio cooperative costruzioni di Bologna, al 25% Guerrato spa, ad 16% Reale Mario srl e all’8% Padovanuoto, società che, con un contratto di affitto di ramo di azienda, nel quale si pattuiva, tra l’altro, che rimaneva a carico di Veneto Nuoto la manutenzione straordinaria, ha ricevuto dai soci la gestione diretta della piscina, alla quale ha provveduto creando una propria emanazione, la società sportiva Rhodigium Nuoto 2006. Dopo il via libera del consiglio comunale nel 2005, il 9 giugno 2006 è stata stipulata la convenzione fra Comune e Veneto Nuoto, contenente due clausole pesanti che hanno dato vita ad altrettanti contenziosi.


I CONTENZIOSI
La prima, una penale in caso di ritardi nella consegna della vecchia piscina a Veneto Nuoto, che ha dato via al “lodo Baldetti”, costato circa 1,5 milioni. La seconda prevedeva la surroga nei mutui con le banche in caso di insolvenza dei costruttori. E Veneto Nuoto è stato dichiarata fallita nell’ottobre 2018, quindi il Comune si è trovato a pagare un debito di 6,3 milioni con Unipol, risolto con una proposta transattiva di saldo stralcio in seno al concordato fallimentare da 4,5 milioni. Contestualmente il Comune è tornato in pieno possesso delle piscine, quindi anche della gestione che è però rimasta, “galleggiante”, a Rhodigium Nuoto alla quale ha poi chiesto il pagamento di alcune rate che, secondo Palazzo Nodari, non sarebbero state pagate, già a Veneto Nuoto, fino ad accumulare il debito stimato in 2,5 milioni. Soldi che la società non si è detta disposta a pagare, sostenendo di averli spesi per acquisti e manutenzioni.

Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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