PERUGIA - Per l'esame «farsa» di Luis Suarez all'Università per stranieri, oltre a rettore, direttore generale e dipendenti dell'ateneo, risultano indagati anche i manager della Juventus che, secondo le accuse, avrebbero chiesto di accelerare le pratiche.
Caso Suarez, spuntano appalti sospetti e altri favori
La Juventus conferma, con una nota pubblicata sul suo sito web, che oggi «è stata notificata a Fabio Paratici un'Informazione di garanzia e sul diritto di difesa».
L'indagine quindi va avanti, con tutti gli indagati che avranno modo di dimostrare la correttezza del proprio operato, con la Juventus che ha più volte ribadito l'estraneità del club alle ipotizzate pressioni per l'esame del bomber uruguaiano. Nella nota, la società «ribadisce con forza la correttezza dell’operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli».
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Stamattina, poi, notificata a quattro indagati l'ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio: sospesi per otto mesi la rettrice dell'Università per stranieri di Perugia Giuliana Grego Bolli, il direttore generale Simone Olivieri, la professoressa Stefania Spina e il componente della commissione “Celi Immigrati” Lorenzo Rocca. Ipotizzati la violazione del segreto d'ufficio finalizzata all'indebito profitto patrimoniale e falsità ideologiche in atti pubblici.
Coinvolta De Micheli
Il direttore sportivo della Juventus Fabio Paratici avrebbe anche contattato il ministro dei Trasporti Paola de Micheli, sua amica di infanzia, «per velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez». È quanto emergerebbe dalle carte dell'inchiesta della procura di Perugia e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza secondo le quali il ministro diede a Paratici il contatto del capo di gabinetto del Viminale Bruno Frattasi.
De Micheli, la precisazione
La ministra Paola De Micheli precisa in una nota che «come dichiarato anche ai magistrati in qualità di persona informata sui fatti, lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, mio amico di infanzia e originario della mia stessa città, mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del calciatore Luis Alberto Suárez Daz. Non avendo conoscenza della procedura specifica, ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell'Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni necessarie per completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez. Ogni racconto differente da questi fatti è pura strumentalizzazione che non corrisponde a quanto accaduto realmente, dal momento che non ho nulla a che fare con la procedura d'esame d'italiano di Suarez, oggetto dell'inchiesta», conclude la nota.