De Rossi e la Roma, qualcosa è cambiato. Il tecnico ha saputo ricostruire il gruppo: «Si ferisce uno, sanguiniamo tutti insieme»

Dalla comunicazione all’aspetto tattico: così "DDR" ha rivoluzionato la sua Roma

Mercoledì 7 Febbraio 2024 di Alessandro Angeloni
De Rossi e la Roma, qualcosa è cambiato. Il tecnico ha saputo ricostruire il gruppo: «Si ferisce uno, sanguiniamo tutti insieme»

ROMA Una: «Si ferisce uno, sanguiniamo tutti insieme». Due: «Per come la vedo io, giocare a quattro ti fa stare con un giocatore offensivo in più. La Roma può stare anche a tre, e magari sarà così in futuro: con Mourinho ha fatto belle prestazioni con quel modulo. Ma io ho pensato che potessimo giocare a quattro, ad esempio la Spal l'ho messa a tre ed era abituata diversamente. Insomma non c'è alcuna mia fissazione». E tre: «Saper riempire l'area per me è un concetto tanto importante». Di José Mourinho, Daniele De Rossi, ha l'arte del comunicare: accattivante e chiaro, ad effetto, puntuale e incisivo.

Il nuovo allenatore aveva il compito di cambiare la Roma, di invertire una rotta che, per tanti motivi, si era distesa su una direzione sbagliata.

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Colpa di Mou? Colpa dei giocatori? Di Pinto? Un po' di tutto, ma di certo era apparso evidente come il gruppo si fosse un po' arenato e aveva bisogno di seguire principi diversi, morali e tattici. Se uno si ferisce, sanguiniamo tutti, sostiene De Rossi. È la stella cometa di un gruppo, la cui unione è spesso la firma sui risultati. E' sempre stato così. E il gruppo è unito non quando si ritrova a cena insieme, nella storia del calcio, questo difficilmente è accaduto. E' unito quando si sente coinvolto nella sua totalità, quando un singolo non si sente abbandonato, inutile, scarso o traditore. E' un lavoro che comincia dalla testa prima che dal fisico, seppur sotto questo aspetto si notano dei miglioramenti, almeno in qualche elemento, improvvisamente rinvigorito.

I PRINCIPI

E sarà anche per un modulo diverso, che è forse la vera chiave di svolta. E qui non siamo alla banale questione di numeri, la soluzione non è giocare sempre 4 o sempre a 3. De Rossi ha scelto la prima soluzione e la squadra ha accolto e recepito.

LA CONDIZIONE FISICA

Con questo sistema di gioco, Daniele è uscito dall'emergenza difensiva, ora gli servono due centrali e non tre e ha recuperato un esterno, Karsdorp, parzialmente svincolato da compiti e libero di buttarsi in avanti e attaccare la profondità. L'uomo offensivo in più di cui parla De Rossi è sulla carta El Shaarawy, che va a comporre il tridente con Lukaku e Dybala, e inoltre una delle due mezze ali, Pellegrini, ha compiti di andare a riempire l'area e qui siamo al terzo concetto derossiano menzionato all'inizio. Avere più calciatori offensivi significa contare su più soluzioni e in questo caso ne ha tratto benefici anche Paredes, calciatore monopasso ma con le idee chiare. Fino a qualche tempo fa, Leo era costretto a giocare la palla vicino oppure optare sul lancione o lo scarico centrale, spesso cogliendo Lukaku nell'uno contro tutti.

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Ora, quando l'argentino ha il pallone (e la Roma punta ad averlo spesso), si ritrova cinque-sei calciatori pronti a partire, Angeliño (buonissima la prima), Pellegrini (in queste condizioni, Mou non ce lo ha mai avuto), Karsdorp, Dybala e Lukaku. E anche un calciatore compassato come Leo, che non fa della velocità la sua arma migliore, comincia ad avere un senso. Non a caso, per Daniele «ci sono pochi al mondo come Paredes». Ne prendiamo atto. Infine, il capitolo Dybala. Il calcio è materia complicata, ma si basa su un concetto semplice, anche banale: se hai giocatori forti è più facile vincere. Ecco, la Roma in Paulo ha quel tipo di calciatore lì, che di sicuro è stato sfruttato e valorizzato a dovere anche da Mourinho. Ma in queste partite, De Rossi ha cercato di non affidarsi solo alle sue meravigliose giocate, consegnandoli una compagnia di tutto rispetto con cui poter interagire (l'azione del 2-0 al Cagliari coinvolge Cristante, ElSha, Pellegrini e Lukaku). E poi lo ha liberato da compiti difensivi con quel «come Totti può fare ciò che vuole». La Joya lo ha preso alla lettera e, gol a parte, col Cagliari ha disputato una grande partita sotto tutti gli aspetti. La prova del fuoco è con l'Inter, ma non mettiamo fretta a questa creatura che sta prendendo forma. Contro la squadra più forte del campionato si potrà anche perdere, ma è evidente che qualcosa sia cambiato.

Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA