Il robot questa volta è stato lui. Jannik Sinner conquista la prima finale Slam (nella quale partirà favorito) demolendo nelle certezze, prima ancora che nel punteggio, Novak Djokovic, il numero 1 del mondo.
Djokovic ha fatto letteralmente quello che ha potuto: nei primi due set è stato schiacciato, commettendo una valanga di errori non forzati: 14 nel primo set, 15 nel secondo. Ma le statistiche non rendono piena giustizia a Sinner che quegli errori li ha provocati con un palleggio lunghissimo, una serie di dritti e rivesci angolatissimi e indirizzati sempre negli angoli. Un Djokovic falloso soprattutto con il dritto con il quale non è mai riuscito a prendere il controllo del match.
Sinner avrebbe anche potuto chiuderla in tre set, ma in un intenso tie-break ha sprecato l'occasione sul 6-5 affondando un diritto in rete.
L'italiano ha ripreso la sua marcia nel quarto, ottenendo sempre tanto dal servizio, soprattutto quello esterno. Un colpo che Cahill gli ha cucito addosso. E un attimo di paura - il primo doppio fallo sul 15-15 dell'ultimo game - non lo ha frenato. Tre punti consecutivi hanno sancito la vittoria e la prima finale Slam della carriera, che è anche la prima di un tennista italiano in Australia. Un Sinner gigantesco, che ha battuto il re del tennis sul suo terreno. Più forte, più solido, più incisivo in tutti i fondamentali, nessuna palla break concessa. Un robot con la faccia gentile e la determinazione di chi sa che il futuro è suo.