«C'erano dei bambini qui fuori a giocare», nel parcheggio davanti ai palazzi di via Padre Romualdo Formato. «All'improvviso li abbiamo sentiti urlare. Avevano sentito il tonfo della caduta, si sono girati e a terra c'era il bambino». Urlavano tutti ieri pomeriggio sotto casa del bimbo precipitato dal quinto piano e morto. Un signore ha chiamato il 112, qualcun altro è andato a citofonare a casa di Giovanni (il nome è inventato). «Hanno provato a rianimarlo, mi hanno detto che si è subito capito che era morto. Si è immediatamente gonfiato, ma non c'era sangue a terra. No, io non ho voluto vederlo. Quando mia moglie mi ha avvisato di quello che era successo, ho deciso di non tornare subito. Ero andato a prendere mia figlia a scuola e ho tardato. Non ce l'ho fatta. Ho un'angoscia nel cuore. Lo conoscevo bene quel bambino, il mio ha più o meno la stessa età e ha anche lui dei problemi. Era molto seguito, andava a fare riabilitazione. C'era sempre il pulmino che veniva a prenderlo qui giù».
Forse il papà si era addormentato, gira anche questa voce tra le case popolari di Spinaceto. Stancante stare dietro a Giulio, una fatica senza sosta e non ci vuole nulla a sentirsi sfiniti e a ritrovarsi con gli occhi chiusi anche senza volerlo. Strano che non si sia accorto di nulla e non abbia risposto immediatamente al citofono, dice qualcun altro.
Tutti con gli occhi verso il piccolo Babbo Natale di stoffa. «Chissà se ci aveva provato altre volte a prenderlo», si chiede un altro papà.
Giulio lo vedeva lì appeso e moriva dal desiderio di averlo tra le mani.