Omicidio di Mestre, il dolore del papà di Lorenzo ucciso nell'ascensore: «Era un bonaccione. Da 7 mesi sopravvivo a psicofarmaci»

Martedì 19 Marzo 2024 di Gianluca Amadori
Omicidio di Mestre, il dolore del papà di Lorenzo ucciso nell'ascensore: «Era un bonaccione. Da 7 mesi sopravvivo a psicofarmaci»

MESTRE - È un uomo distrutto Fabio Nardelli, il padre di Lorenzo Nardelli: «Da sette mesi non esco di casa, sopravvivo a psicofarmaci», ha spiegato a giudici e giuria popolare, dopo aver ricostruito gli anni difficili vissuti dal figlio, per colpa di droghe e alcool; dipendenze che gli costarono in passato una denuncia per maltrattamenti in famiglia e qualche mese in carcere, prima di entrare in una comunità e poi finire in cura al Sert.

Le parole del papà

«Negli ultimi due-tre anni Lorenzo si era sistemato, aveva un lavoro, prima come bagnino, poi corriere Amazon, infine camionista. Non ha mai fatto male a nessuno, era un bonaccione», ha dichiarato, negando che avesse frequentato un corso di arti marziali per difesa personale.
Le liti con i genitori però non erano finite, nonostante i rapporti in famiglia fossero migliorati rispetto al passato: infatti, a seguito della tossicodipendenza al giovane era stato nominato un amministratore di sostegno che gli metteva a disposizione appena 100 euro alla settimana, e la mancanza di denaro era oggetto di continue tensioni.
«Continuava a chiedere soldi e io non gliene davo, al massimo gli facevo il pieno di benzina - ha spiegato il padre - Ma ci sentivamo ed eravamo spesso assieme: andavamo a sciare, in barca».
La difesa ha contestato all'uomo di aver fornito in aula una versione ben diversa da quella messa a verbale il 10 agosto 2023, quando raccontò alla polizia che i rapporti con il figlio erano tesi e dipinse il giovane a tinte fosche.

Fabio Nardelli ha replicato: «Ero sconvolto... all'inizio sembrava che fosse andato in quella casa a rubare, non ho capito più nulla...».

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