Un "cimitero" di 1432 capannoni inutilizzati: in provincia di Venezia uno su dieci non serve più

Venerdì 29 Marzo 2024 di Anna Cugini
Un "cimitero" di 1432 capannoni inutilizzati: in provincia di Venezia uno su dieci non serve più

VENEZIA - C’è un patrimonio da recuperare tra i capannoni industriali inutilizzati.

Tra crsi, delocalizzazione, fine del periodo delle aree artigianali alla periferia di ogni paese, nel Veneziano ci sono 1432 capannoni “fantasma”, che incidono in maniera pesante sul territorio. Qualcosa come 407 campi da calcio, sparsi un po’ in tutta la Città metropolitana ma concentrati sopratutto tra Fiesso d’Artico, Dolo, Fossò, Scorzè e Marcon. Lo studio, commissionato da Confartigianato Provinciale della Città Metropolitanta di Venezia e Imprese Venezia alla società Smart Land, è stato presentato ieri all’hotel Patriarca di Mirano.


LA RICERCA 
Studio articolato che ha fornito uno spaccato regionale con approfondimento sulla Città Metropolitana di Venezia, dove l’11.1% dello stock complessivo delle strutture produttive è abbandonato a se stesso. La provincia di Venezia rileva il 15% dei capannoni, l’incidenza peggiore solo dopo la provincia di Rovigo. Nella provincia ogni mille abitanti, si rilevano 1.7 immobili produttivi dismessi, numeri impressionanti se consideriamo l’area presa in considerazione dallo studio.
«Questa ricerca riguarda tutto il Veneto. Di capannoni inutilizzati di privati e società private, per quanto riguarda Venezia, ne abbiamo circa 1.500 ossia un capannone su 10 è inutilizzato», commenta Siro Martin presidente della Confartigianato imprese città metropolitana di Venezia. 
«La dimostrazione certamente di una cattiva programmazione ma anche di una modalità di concessione del credito e di finanziamenti pubblici. Molti di questi capannoni sono stati costruiti con la legge Tremonti quando ne agevolava la costruzione, ma poi sono rimasti chiusi e ora inutilizzati. Creando vari problemi come il consumo del suolo e lo spreco di fondi che certamente avrebbero potuto essere impiegati in altre cose. Questo capita molto spesso perché la programmazione non avviene mai in modo oculato e soprattutto non leggendo il tessuto economico che abbiamo». 
«L’idea certamente più intelligente è quella di riutilizzarli in qualche maniera – continua Martin – Devo dire che negli ultimi 6 o 7 anni un 10 per cento di questi sono stati riutilizzati ma poi ci si è fermati. Ora la domanda da farsi è se sia possibile cambiarne la destinazione d’uso e quindi riutilizzarli per altro o demolirli per eliminare la massiva cementificazione che visto soprattutto le violente precipitazioni degli ultimi anni certo non aiuta. Questi interventi e la nuova valutazione sul riutilizzo debbano essere fatti al più possibile da enti vicini al territorio, certo proprietari le aziende private ma soprattutto comuni e regioni, perché se arrivassero altre disposizioni nazionali rischieremmo di fare altra confusione come con il recente Superbonus».


LA RICONVERSIONE 
Tema molto importante e sicuramente di grande attualità che vede in questo primo incontro solo l’inizio di un percorso che vedrà altri 4 incontri sparsi sul territorio della Città Metropolitana. Le strada per una possibile riconversione o demolizione di queste strutture immobiliari sembra più lenta nella provincia di Venezia che dal 2016 al 2022 è pari a un potenziale recupero di 170 unità rispetto una variazione regionale del 13,2% con alcune province che hanno sfiorato il 15%, dato in contro tendenza se si prende in considerazione il fatto che i benefici economici generabili per la provincia ammonterebbero a 1,21 miliardi di euro. 
Senza contare gli indotti economici generati dall’eventuale rigenerazione nella sfera sociale ed ambientale come il risparmio di consumo di suolo, i kg di anidride carbonica risparmiati da assorbimento ed efficientamento, la rinaturalizzazione del suolo e soprattutto una maggiore qualità e sicurezza urbana e l’opportunità di nuovi spazi per la comunità. Dallo studio presentato emerge anche la questione del riuso temporaneo, prevista dalla legge 14 del 2017, prevedendo la possibilità per i Comuni di consentire l’uso temporaneo di volumi dismessi o inutilizzati ubicati in zona diversa da quella agricola. 


GLI ESEMPI
Per riuso temporaneo degli spazi si intende l’utilizzo di spazi per iniziative profit o no-profit con finalità artistica, culturale, o di intrattenimento e gode di ampio consenso perché spesso risponde a un bisogno reale di aggregazione dei cittadini e offre una sede economica e visibile a progetti sociali e culturali che altrimenti non potrebbero permettersela. Sembra questa poter essere una delle soluzioni più interessanti presentate durante l’incontro, considerando che i sostegni da parte della provincia sono concreti. A Salzano, per esempio, l’Associazione Volare 2.0 e la Società Venezia Eventi Metropolitani ha realizzato il progetto Dragonfly, creando all’interno del capannone industriale di via del Lavoro 11 uno spazio di musica e di cucina. Il comune di San Donà di Piave ha creato uno spazio di condivisione per la vendita e la produzione di dolciumi di qualità e un contenitore culturale “citofonare Francesca” luogo di eventi, corsi di lettura, libreria, e spazio co-working.
 

Ultimo aggiornamento: 31 Marzo, 11:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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