Pigafetta raccontò a Venezia il suo viaggio attorno al mondo

Lunedì 16 Ottobre 2023 di Alberto Toso Fei
Pigafetta raccontò a Venezia il suo viaggio attorno al mondo
A Venezia non nacque, essendo di nobile lignaggio vicentino. Né per la Serenissima si trovò mai a comandare una nave, pur essendo uno dei primi circumnavigatori del globo terracqueo conosciuti alla storia, viaggiando al seguito di Ferdinando Magellano tra il 1519 e il 1522. Ma fu cittadino della Repubblica di Venezia fino alla fine dei suoi giorni e dal governo veneziano (che dimostrò di averne grande considerazione) ottenne, il 5 agosto 1524, il privilegio di poter stampare la sua preziosa "Relazione del primo viaggio intorno al mondo", che in realtà vide la pubblicazione due anni più tardi in Francia. Antonio Pigafetta, "cavalier erante e di Rodi" - così come lo descrisse il cronista Marin Sanudo nei suoi diarii - incontrò anche il doge Andrea Gritti, il 7 novembre 1523.
Senza di lui (che seppe intessere rapporti con gli indigeni e con le altre popolazioni delle località raggiunte, e senza l'abilità del timoniere spagnolo Juan Sebastian Elcano) forse il viaggio non si sarebbe nemmeno concluso, dopo l'uccisione in battaglia del capitano portoghese che quel viaggio aveva intrapreso per conto del re di Spagna Carlo V. Soprattutto, la sua minuziosa relazione è ancora oggi un tesoro di geografia e letteratura. E pensare che Ferdinando Magellano quell'"Antonio Lombardo" (così fu registrato, con un appellativo che all'epoca era a volte utilizzato per identificare genericamente gli abitanti dell'Italia settentrionale) sulle sue navi non ce lo avrebbe voluto: Pigafetta fu infatti imbarcato non come membro dell’equipaggio, ma come “sobresaliente”, ovvero come passeggero.
Antonio Pigafetta vide la luce nella nobile casata vicentina da Giovanni e - forse - Lucia Muzan (l’incertezza sul nome della madre è data dal fatto che il padre si sposò tre volte) nell’inverno a cavallo tra il 1492 e il 1493. Studioso di matematica e astronomia, nel 1519 si recò a Barcellona al seguito di un altro vicentino, il nunzio pontificio Francesco Chiericati, ambasciatore alla corte spagnola per papa Leone X. A quel tempo era già entrato a far parte del cavalierato di Rodi (successivamente di Malta).
Spinto dalla curiosità e da una grandissima voglia di conoscenza, dopo aver sentito parlare dell’impresa che Ferdinando Magellano si apprestava a realizzare, riuscì a imbarcarsi grazie alla raccomandazione del vescovo, che convinse Carlo V a farlo partire. 
Magellano mal digerì quell’imposizione, ma dovette presto ricredersi: Pigafetta - imbarcato sull’ammiraglia “Trinidad” (le altre due navi facenti parte della spedizione erano la “Victoria” e la “Conception”) - ne conquistò a tal punto la stima da diventare suo attendente. Le navi salparono da Siviglia il 10 agosto 1519 ma il comandante, come è noto, non arrivò alla fine del viaggio che lui stesso aveva immaginato: Magellano finì infatti ucciso con altri uomini dell’equipaggio in un combattimento contro alcuni nativi filippini, nel corso del quale lo stesso Pigafetta rimase ferito.
Una delle navi - malridotta - fu affondata e, mentre una parte di equipaggio tornava in Spagna facendo a ritroso il percorso effettuato fino a quel momento, la “Victoria” al comando di Juan Sebastian Elcano attraversò l’Oceano Indiano e dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza tornò in Spagna il 6 settembre 1522 (quasi un anno e mezzo dopo la morte di Magellano e ben due anni, undici mesi e diciassette giorni dopo l’inizio dell’intera spedizione). 
Dei sessanta superstiti presenti sulla nave al momento di salpare dal Brunei, solo diciotto giunsero vivi a Siviglia, malmessi, denutriti e ammalati. Ma per loro fu la gloria.
E anche se la corte di Carlo V cercò presto di far eclissare il nome del portoghese Magellano e quello di Pigafetta in favore dello spagnolo Elcano, quella relazione quotidiana stesa dal vicentino in una lingua mista italo-veneta (con diverse parole spagnole) era destinata a entrare nella storia. Secondo alcuni commentatori Antonio Pigafetta morì di peste nel viterbese nel 1527. 
Ma ipotesi più recenti ne indicano la scomparsa in battaglia quattro anni più tardi, sulle acque greche di Modone, durante una battaglia navale tra i Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni e la flotta turca.
Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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