Annalisa, l'architetto volante che ha scelto di vivere fuori dal mondo sull'isoletta della laguna Foto

Martedì 25 Ottobre 2022 di Vittorio Pierobon
Annalisa Bonsuan
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Potremmo chiamarla l'architetto volante, oppure il guardiano della laguna, ma sarebbero etichette riduttive. Annalisa Bonsuan, veneziana doc, 65 anni che non dimostra, ha una vita tutta da raccontare. A cominciare dal cognome, che non sembra veneziano. «Mio nonno si chiamava Bon Zuane, che in italiano si traduce Giovanni Bon. Faceva il decoratore a Palazzo Labia, l'attuale sede della Rai a Venezia. Da bambina ricordo che giocavo nella sala affrescata dal Tiepolo. Nonno era molto bravo ed è stato chiamato a lavorare a Parigi, nella sede dell'Ambasciata italiana. I francesi pronunciavano Suan, il nome veneziano Zuane che unito al cognome Bon è diventato Bonsuan». Ma lei è veneziana autentica, al punto da scegliere di vivere in un'isoletta raggiungibile solo con mezzi privati. Mazzorbetto. Niente vaporetti.

Gli abitanti effettivi, sono 4-5. Non è fuori dal mondo, perché dall'altra parte del canale c'è l'isola di Mazzorbo, a sua volta collegata con un ponte a Burano. Ma per raggiungere Mazzorbetto serve una barca.


ANGOLO BUCOLICO
Un buen ritiro su un fazzoletto di terra bucolico, un tempo abitato da contadini e pescatori. Una meta per intenditori. Potenzialmente una Capalbio lagunare. In passato vi abitò Helenio Herrera, il mago che allenò la grande Inter di Picchi, Mazzola e Suarez, assieme alla compagna Flora Gandolfi. Ora una delle case vicine a quella di Annalisa è di proprietà di Nori Vaccari Starck, l'ex moglie del grande architetto e designer, Philippe.


L'architetto Bonsuan previene la domanda ovvia: «Tutti mi chiedono se non abbia paura di restare sola. Io credo di essere più sicura che in città. Qui c'è il vero controllo di vicinato, siamo così pochi che una presenza estranea non passa inosservata. E poi, ormai conosco tutti quelli che passano in barca. Ci salutiamo con un cenno. Sanno che devono andare piano, perché io li controllo! Pianissimo, la laguna è fragile, le barche a motore non devono danneggiarla con le onde». Quella contro il moto ondoso è una delle tante battaglia che Annalisa, una vera pasionaria, conduce. Guai a sfrecciare in barca nel canale davanti casa sua. Lei è armata di megafono (in stile sessantottino, del tipo che gli studenti usavano nelle manifestazioni) e dalla riva copre di improperi («ma con educazione, non voglio passare dalla parte del torto») chi non rispetta i limiti. «La laguna è diventata terra di nessuno - denuncia con foga - non ci sono controlli, nei week end estivi diventa un circuito di Formula Uno. Mi piacerebbe invitare il sindaco per un paio d'ore a casa mia. Forse si renderebbe conto di come viene sfregiata la nostra laguna».


BREVETTO
Ma torniamo all'architetto volante. Annalisa si è laureata in architettura allo Iuav di Venezia ed ha conseguito il brevetto di pilota commerciale negli Stati Uniti, seguendo i corsi in Arizona. «Le due strade sembrano contraddittorie, ma per me sono state complementari - spiega - se non avessi esercitato la professione di architetto, cominciando nello studio dell'ingegner Pianon, non avrei potuto permettermi i corsi di pilotaggio, piuttosto costosi. Con il volo è stato amore a prima vista. Ho cominciato con l'aliante, grazie a un amico, Andrea Marcello (discendente da famiglia patrizia veneziana ndr) e non mi sono più fermata». Al punto da lasciare un'avviata carriera professionale come architetto, per intraprendere quella di pilota. Per una donna una strada piuttosto complicata a quei tempi, negli anni Ottanta-Novanta.
Annalisa è entrata a far parte della pattuglia acrobatica delle Alpi Eagles di Thiene, di proprietà di un gruppo di industriali veneti (Brazzale, Renzo Rosso, Marzotto, Stefanel e Sinigaglia, che in seguito l'ha trasformata in compagnia di linea). «Ci tengo a precisare che non volavo come titolare della formazione, che era composta da ex piloti delle Frecce Tricolori. Ero un po' la mascotte del gruppo. È stata un'esperienza fantastica. Le acrobazie sul Sai Marchetti per me erano una danza». Conclusa l'esperienza acrobatica, l'architetto ha cominciato a volare come pilota di linea Alpi Eagles fino al 2012, quando la compagnia è stata dichiarata fallita.


«Mi sono ritrovata a terra, nel senso vero dell'espressione, e ho deciso di ripartire con il vecchio amore, l'architettura. L'idea me l'ha data ancora Andrea Marcello, una persona speciale nella mia vita, che mi ha chiesto di seguire il restauro degli edifici sull'isola delle Saline di sua proprietà. Abbiamo deciso di utilizzare solo legno riciclato, proveniente dalla laguna. In sostanza i pali delle briciole. Non dovrei dirlo io, ma il risultato è stato fantastico. Davvero bello».


NUOVO INIZIO
Altro colpo di fulmine, che ha dato una nuova svolta nella vita dell'architetto non più volante. Annalisa si è dedicata al design di mobili e interni d'appartamento utilizzando il legno vecchio di laguna. Ha fatto le prove con la sua abitazione a Mazzorbetto, dove si è trasferita definitivamente quando ha smesso di volare con Alpi Eagles. «La casa l'avevo acquistata nel 1999, perché ero un luogo a me molto caro, ci venivo da ragazza in barca a remi con un morosetto e poi con Andrea Marcello. Era una vecchia stalla, ricavata dai resti di un antico edificio di circa 300 metri quadri. Avrei potuto ricostruirlo interamente, ma mi sono fermata a 60 metri quadri molto funzionali». Tutto rifatto in pietra e legno riciclato con risultati eccellenti. Una vera casa da design, elegante e nel contempo pratica ed essenziale. «Ma in realtà - chiarisce Annalisa - la mia vita si svolge all'aperto per gran parte dell'anno. Qui c'è un microclima particolare e fa meno freddo».


Per gli spostamenti non ha l'aereo, ma un motoscafo Boston ormai cinquantenne eppure in perfetta efficienza, che Annalisa conduce sempre a bassa velocità. E quando vede un palo di bricola, galleggiante - autentica minaccia per le barche e causa di incidenti - lo aggancia e lo porta sulla sua isoletta ad asciugare e prepararlo per la nuova vita da mobile. Il suoi lavori con il legno ormai sono nelle riviste di arredamento. Una casa con mobili ricavati dalle bricole della laguna sta diventando un must e le richieste fioccano. Ha appena finito un lavoro in Croazia. Il materiale non manca, perché il ricambio dei pali delle bricole è costante a causa dell'usura e dell'attacco degli insetti. «Per me non è solo un lavoro. Recuperare le bricole vaganti è un segno di rispetto per Venezia. Un piccolo segnale, che spero venga capito. Dobbiamo riappropriarci della laguna e difenderla».


vittorio.pierobon@libero.it
 

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 07:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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