Marghera. Tentò di evirare l'ex marito a letto con un coltello da cucina, chiesta una condanna di 10 anni: «Danno permanente»

L’organo sessuale, dopo un delicato intervento chirurgico, a detta del medico legale, sarà destinato ad un progressivo indebolimento

Giovedì 21 Marzo 2024 di Roberta Brunetti
VENEZIA Tento' di evirare l'ex marito con un coltello

VENEZIA - La richiesta di condanna è pesante: 10 anni per la donna che, quest’estate, evirò con un coltello l’ex marito. Li ha chiesti ieri il pubblico ministero Laura Villan, in considerazione anche della «permanenza del danno» arrecato all’uomo, cioè del fatto che l’organo sessuale, dopo un delicato intervento chirurgico, a detta del medico legale, sarà destinato ad un progressivo indebolimento. Un aspetto che il Tribunale di Venezia, prima di pronunciarsi, vuole approfondire con un’ulteriore perizia. Per la sentenza, insomma, bisognerà ancora attendere.

Un finale a sorpresa per l’udienza di ieri. Dopo la discussione, il collegio presieduto da Francesca Zancan si era infatti ritirato per decidere. Ma dopo quasi due ore di camera di consiglio, ha deciso di rinviare l’udienza a mercoledì prossimo, quando affiderà la nuova consulenza. Come perito potrebbe essere scelto lo stesso chirurgo dell’Angelo che operò l’uomo, subito dopo il fatto. Dovrà meglio chiarire l’entità del danno, anche rispetto alla possibilità di procreare.

Le versioni contrastanti

Ieri in aula c’erano i due protagonisti della vicenda. Entrambi di origini etiopi. 33 anni lei, residente a Tivoli, in carcere da quest’estate; 44 lui, che vive a Marghera. L’aggressione avvenne, il 12 agosto scorso, proprio nell’appartamento di Marghera, dove la donna era venuta ad incontrare l’ex marito. Su come andarono le cose, tra quelle mura, le versioni dei due divergono. La donna ha sostenuto di aver avuto paura che l’uomo la volesse uccidere, che per questo aveva afferrato il coltello e l’aveva colpito. Ha negato di aver accettato di aver un rapporto, riferendo che gli stava facendo solo un massaggio. L’uomo, al contrario, ha riferito che fu la donna a proporgli un rapporto sessuale riappacificatorio, per poi estrarre la lama e ferirlo. Nella sua requisitoria il pm Villan ha ribadito come la versione dell’uomo sia assolutamente credibile, al contrario di quella della donna, caduta più volte in contraddizione. Lesioni personali gravissime aggravate dalla permanenza del danno, l’accusa contesta dalla pm che per questo ha chiesto 10 anni di pena. Per una condanna esemplare si è battuto anche dall’avvocato Marco Marcelli, costituitosi parte civile per la vittima. Il difensore della donna, l’avvocato Paolo Polato, ha invece insistito sulla difficile situazione psicologica della donna, che durante il periodo in cui era stata spostata avrebbe subito maltrattamenti dall’ex marito. Situazione aggravata dalla recente preoccupazione per la sparizione della giovane figlia in Etiopa. La donna sarebbe andata a trovare il marito proprio per fargli firmare una denuncia congiunta sulla sparizione della piccola. In questo stato avrebbe avuto paura e afferrato un coltello trovato in casa.

Il danno

Il difensore ha concluso la sua arringa chiedendo la derubricazione del reato in lesioni gravi, anziché gravissime, in considerazione del reale danno arrecato. Il consulente legale sentito in aula aveva riferito di un potenziale indebolimento a medio lungo termine dell’organo. Aspetto determinante per stabilire l’entità dell’eventuale pena. Ed ecco la scelta del Tribunale di nominare un nuovo perito per fare chiarezza sul punto.

Ultimo aggiornamento: 17:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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