La passione sbocciata a scuola finisce in tribunale: padre e figlio a processo per la spedizione punitiva contro il bidello

Venerdì 20 Ottobre 2023 di Giuliano Pavan
Indagine condotta dai carabinieri

CONEGLIANO - «Lascia in pace mia moglie». E poi le botte. Una spedizione punitiva che è costata prima le denuncia e poi un processo per lesioni gravissime al marito della donna, un 61enne di Conegliano, al figlio, 29 anni, e a un loro amico, un 47enne di Nervesa della Battaglia, tutti responsabili secondo la Procura del pestaggio ai danni di un dipendente di una scuola di Conegliano ritenuto l'amante (nonché collega) della signora. L'uomo, che si è costituito parte civile con l'avvocato Federico Vianelli, aveva riportato 44 giorni di prognosi per la frattura della mandibola (con il 9% di invalidità permanente riconosciuta) e di alcune costole, e ora chiede i danni ai suoi aggressori.

I quali, difesi dagli avvocati Enrico D'Orazio e Sandra Capra, hanno chiesto la messa alla prova davanti al gup: la perizia della parte civile, infatti, riqualifica i traumi subiti in 40 giorni di prognosi, motivo per cui l'accusa di lesioni gravissime verrebbe derubricata in lesioni gravi, circostanza che cambia (e non di poco) la quantificazione della pena. Le difese, qualora non venisse accolta la richiesta, punterebbero al rito abbreviato.

LA VICENDA
I fatti risalgono al 3 giugno 2020. Marito, figlio e amico avevano deciso di porre fine a quella presunta relazione (smentita dalla donna, che parlava invece di attenzioni troppo pressanti da parte del collega, ndr) organizzando un agguato che doveva essere soltanto un avvertimento. I tre, in auto, hanno bloccato quella della vittima non appena uscita dalla scuola in cui lavora. Il presunto amante, un 53enne anche lui residente a Congliano, è stato braccato e minacciato. a far scattare il pestaggio, secondo gli imputati, il fatto che per rispondere l'uomo abbia preso dal cruscotto della sua auto un coltello. A quel punto si è scatenata la rissa, con calci e pugni che hanno finito per lasciare il 53enne tramortito sull'asfalto. Impietoso poi il responso dei medici dell'ospedale di Conegliano, dove l'uomo era stato accompagnato da alcuni testimoni che avevano assistito alla scena.

L'INDAGINE
Nel frattempo i carabinieri di Conegliano hanno identificato e denunciato due dei tre presunti autori di una rapina ai danni del gestore del bar "Tamurè", un cittadino indiano, avvenuta l'autunno scorso. Si tratta di due giovanissimi: un 19enne di Mareno di Piave e un 21enne di Conegliano, entrambi italiani ma con famiglie di origine nordafricana. Era l'11 novembre quando l'uomo, finito il turno, si era recato in un altro esercizio commerciale della zona, gestito da cinesi, con in tasca l'incasso della giornata. Circa 2mila euro. Si era intrattenuto con alcuni avventori, compresi i presunti rapinatori, per un paio d'ore. Poi, mentre stava tornando a casa, all'interno del parco Papa Luciani, è stato avvicinato dai tre giovani che gli hanno intimato di consegnarli i soldi. Di fronte al suo rifiuto, lo hanno picchiato e rapinato prima di darsi alla fuga. Ora, a distanza di quasi un anno, gli aggressori hanno un volto e un nome.
Giuliano Pavan
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Ultimo aggiornamento: 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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