ROVIGO - A Rovigo gli accessi di donne in Pronto soccorso con indicazione di violenza sono aumentati del 51% tra il 2021 (39 casi con 2 ricoveri) e il 2023 (59 vittime, 4 ricoverate). Spesso, infatti, i Pronto soccorso sono i primi luoghi a seguire le vittime di violenza. E così nella formazione del personale occorre saper interpretare eventuali necessità mal espresse di protezione, instaurando un rapporto fiduciario con la vittima, per garantire la massima assistenza sanitaria e un'adeguata protezione.
GLI OBIETTIVI
Sono questi gli obiettivi del nuovo protocollo dell'azienda Ulss 5 polesana per la gestione delle pazienti vittime di violenza. Presentato in settimana dal direttore del Pronto soccorso di Rovigo, Maria Adelina Ricciardelli, il protocollo aveva già una sua versione in uso, ora ampliata, completata e a disposizione di tutto il personale sanitario interno che si trovi coinvolto in questo percorso di presa in carico. «Quando una donna arriva al Pronto soccorso dichiarando di aver subito violenza, o con lesioni compatibili con atti violenti, verrà prestata la dovuta attenzione e assistenza. Il personale medico e infermieristico è stato formato nel tempo anche con corsi istituiti a livello regionale, al fine di comprendere l'entità del problema e acquisire la metodologia di approccio», spiega la dottoressa Ricciardelli. All'arrivo in Pronto soccorso, il protocollo prevede che gli operatori sanitari accolgano la vittima e, con la registrazione al Triage d'accesso, attribuiscano il codice relativo alla sintomatologia dichiarata, o in base all'evidenza delle lesioni riportate.
LINEE GUIDA
Le linee guida prevedono anche di attivare, se necessario, il mediatore culturale e di effettuare la valutazione medica in ambulatorio dedicato, mantenendo la riservatezza, con raccolta dei dati anamnestici e descrizione dettagliata dell'esame obiettivo.