​Rovigo. Bellelli Engineering, chiuse le indagini sul crac: l’ex presidente e l’ad avrebbero distratto e dissipato risorse dell’azienda

Domenica 14 Aprile 2024 di Nicoletta Canazza
Antonio Monesi e Valeria Rizzi

ROVIGO - Quello della Bellelli Engineering spa è stato uno dei fallimenti più clamorosi a livello economico avvenuti in Polesine: una realtà che dava da lavorare a un centinaio di persone e fatturava decine di milioni di euro. L’azienda specializzata nella fabbricazione di macchine e apparecchi per le industrie chimiche, petrolchimiche e petrolifere - partecipata dal febbraio 2011 dalla Regione, attraverso Veneto Sviluppo - è stata dichiarata fallita il 9 febbraio 2018 accertando poi un passivo di oltre 26 milioni di euro. Ora è arrivata la comunicazione di chiusura indagini a carico dell’ex presidente Antonio Monesi, ufficialmente residente negli Emirati arabi ma di fatto abitante in città, e di Valeria Rizzi, amministratore delegato della società, rodigina.

LE INDAGINI 

I due avrebbero agito in concorso per occultare la perdita del capitale sociale e il manifesto stato di insolvenza della società - riconoscibili agli organi sociali già dall’anno 2015 - e proseguire l’attività di impresa a danno del patrimonio sociale con scritturazioni illegittime e azioni tali da cagionare il dissesto o comunque peggiorare la situazione dell’azienda.

In particolare, in concorso e d’accordo tra loro, Monesi e Rizzi, distraevano o comunque dissipavano risorse della Bellelli Engineering, sottraendoli alla garanzia dei creditori, pur quando si era già manifestato lo stato di insolvenza dell’azienda. Tra le condotte individuate: irregolarità nella gestione dei libri e scritture contabili, tenute in modo da rendere impossibile la ricostruzione del movimento di affari e operazioni. I due indagati avrebbero quindi causato alla fallita un danno patrimoniale di rilevante gravità commettendo più fatti di bancarotta. 

IL CRAC 

Nata nel 2003 con 15mila euro di capitale, nel 2014 la Bellelli Engineering era arrivata ad avere un attivo patrimoniale di quasi 42 milioni di euro, ricavi per 34 milioni e oltre 100 dipendenti fra Rovigo e le sedi estere. A Rovigo, in via della Cooperazione, c’era la sede operativa e di rappresentanza, un complesso di uffici, magazzini e depositi articolato su due edifici, uno dei quali con facciata a specchio e coperto da pannelli fotovoltaici; nel patrimonio aziendale figuravano anche un terreno edificabile a Crocetta di Badia Polesine e un altro terreno edificabile all’Interporto di Rovigo. La “bomba” era scoppiata quando i dipendenti rimasti, una cinquantina, stanchi di non essere pagati da più di cinque mesi, si erano rivolti ai sindacati. A questo si era aggiunto il fatto che Monesi aveva tolto la sponsorizzazione alla squadra di pallavolo femminile, che dalla cavalcata in A2 era precipitata in Prima divisione.

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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