PIAZZOLA SUL BRENTA - Tra la sporcizia e l'impianto elettrico non a norma lavoravano venti operai asiatici (cinesi, pakistani e bengalesi) irregolari sul territorio nazionale. I carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Sergio Dini, lo scorso 12 gennaio hanno posto sotto sequestro due laboratori tessili. Si tratta delle ditte Confezioni Regina di via Grantorto 38 e di Huashen Moda di via Grantorto 199. I titolari sono una coppia di cinesi di quarant'anni. Entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sfruttamento del lavoro.
L'inchiesta
Tutto è iniziato nel mese di ottobre dell'anno scorso da un controllo del territorio da parte degli uomini dell'Arma. I militari hanno messo nel mirino i due capannoni, trasformati in laboratori tessili, e hanno iniziato a indagare. Su ordine della Procura i carabinieri hanno installato alcune microtelecamere, nei luoghi di lavoro, per registrare quanto stava accadendo. Fino a giovedì scorso quando è scattato il blitz attraverso un mandato di perquisizione. All'operazione hanno preso parte gli uomini dell'Arma delle stazioni del territorio coordinati dalla caserma di Cittadella. Insieme a loro anche i tecnici dello Spisal di Carmignano di Brenta. Nelle due strutture gli inquirenti hanno trovato e identificato venti lavoratori tutti irregolari sul territorio nazionale. Sono cinesi, pakistani e bengalesi. Inoltre, secondo l'accusa, sono stati individuati altri operai di nazionalità cinese, regolari in Italia, ma privi di un contratto di lavoro. Durante il controllo è emersa una situazione igienico-sanitaria non a norma.
Ma il lavoro dei carabinieri e dei tecnici dello Spisal è solo all'inizio. Gli inquirenti devono appurare come i due titolari cinesi siano riusciti a reclutare così tanti lavoratori irregolari in Italia. E poi è da capire quanto venivano pagati all'ora gli stranieri sfruttati. Nei prossimi giorni infatti i militari ascolteranno i racconti degli operai trovati all'interno dei due capannoni. Molti di loro dormivano in un'abitazione, attigua a uno dei due laboratori, sempre di proprietà della coppia di cinesi. Anche questa casa, sempre secondo l'accusa, presentava una importante carenza igienico-sanitarie.