PADOVA - «Questa mattina (ieri, ndr) abbiamo fatto un incontro con il presidente del Calcio Padova, Francesco Peghin, e con il sindaco Sergio Giordani per analizzare quanto accaduto e adottare quegli accorgimenti che evitino anche in casi residuali un’invasione che nasce da uno che scavalca, trova il cancello aperto e lo apre».
Il cancello rimasto aperto
Perché tutto, secondo l’analisi del questore Marco Odorisio, ruota attorno ad un piccolo particolare al quale nessuno, fino alle 20.50 di martedì e all’intervallo della finale d’andata di Coppa Italia di serie C tra Padova e Catania, aveva notato: che il cancello in vetro della curva Nord non era chiuso. «Se fosse stato chiuso e lo steward avesse tenuto la chiave in tasca come avrebbe dovuto, non saremo qui a parlare di quello che è successo ma solo del risultato della partita» è la disamina del responsabile dell’ordine pubblico, che ieri mattina in Questura ha annunciato come quanto accaduto martedì sera sia un punto di non ritorno e come, a breve, all’Euganeo ci sarà una stretta in fatto di sicurezza. «Dovranno essere installati dei preselettori a serpentina prima dei tornelli e d’ora in poi quei cancelli saranno chiusi e presidiati da uno steward con la chiave che - continua Odorisio - in caso di necessità di un’evacuazione immediata degli spettatori di un determinato settore verso il campo, verranno aperti».
La polizia all'esterno
A far rientrare la sessantina di tifosi del Catania che hanno invaso il capo dell’Euganeo puntando ai padovani della tribuna Est (un settore di solito occupato da famiglie e non dagli ultras) rubando uno striscione (poi restituito), sono stati gli agenti della Digos e del II reparto Mobile, arrivati all’interno dello stadio quando dalla sala controllo è stata diramata l’allerta: tre gli arresti sul terreno di gioco ai quali ne sono seguiti altri cinque durante la giornata di ieri (la cronaca a pagina 11 dell’edizione nazionale), oltre a perquisizioni e sequestri, preludio a decine e decine di Daspo per gli ultras etnei. «Da anni i dispositivi allo stadio vedono le forze dell’ordine all’esterno, a curare tutte le fasi di afflusso e deflusso degli spettatori - spiega il questore - All’interno la sicurezza è gestita direttamente dalle società sportive.
In stazione
La lunga nottata del post Padova-Catania, costata il ferimento di 8 agenti (4 della Digos e 4 del reparto Mobile) e il dirigente Giuseppe Iorio colto da malore durante l’invasione e portato in Cardiologia per una coronarografia, è proseguita poi alla stazione dove la polizia ha scortato circa 150 tifosi siciliani al treno. Gli agenti hanno perquisito e identificato ciascun sostenitore in trasferta sequestrando decine di aste rigide da bandiera oltre ad altrettanti fumogeni e mortaretti. Quelli, cioè, che non sono stati utilizzati durante il blitz degli ultras catanesi allo stadio. Perché nonostante ci sia stato un filtraggio preventivo ai tornelli, alcuni membri del tifo organizzato dei rosso-azzurri, sono lo stesso riusciti a introdurre in curva Nord dei fumogeni poi lanciati contro il pubblico biancoscudato in tribuna Est: anche in questo caso, secondo le direttive del ministero dell’Interno, il controllo spetta agli steward sotto la supervisione delle forze di polizia. E anche martedì più di un fumogeno era stato portato dentro.