Patchwork unici dedicati all'Urbs Picta in mostra, ma ne scompare uno

Venerdì 3 Marzo 2023 di Nicoletta Cozza
Una delle opere di cucito in esposizione alla Gran Guardia

PADOVA - Un incontro l’altro pomeriggio in Sala Rossini, affollatissimo, dedicato alle arti figurative di 7 secoli fa. Una mostra inaugurata ieri alla Gran Guardia, curiosissima, in cui sono esposti 34 manufatti tessili che riproducono i capolavori padovani di quel periodo, diventati Patrimonio Mondiale dell’Umanità. E poi un giallo, in quanto durante l’allestimento dell’esposizione è misteriosamente sparita la riproduzione in stoffa della Natività dipinta da Giotto agli Scrovegni: le organizzatrici dell’Associazione Passione Patchwork hanno lanciato un appello sui social, affinché se qualcuno lo ha rinvenuto si rivolga a loro con un messaggio privato, ma l’ipotesi maggiormente accreditata, più che quella dello smarrimento durante il trasporto, è che qualcuno abbia visto l’opera, realizzata a mano e unica, sul sedile dell’auto in attesa del trasferimento nella sala espositiva, e se ne sia impossessato. La macchina era parcheggiata ai piedi della scalinata della Loggia, e in quel momento in Piazza dei Signori c’era il mercato.
«Quando ci siamo accorte della sparizione - spiega Luisa Rampazzo dell’Associazione - siamo rimaste malissimo.

Non sappiamo cosa sia successo, ma una svista di pochi attimi è stata determinante. Abbiamo postato subito l’appello sui social perchè resta la speranza di recuperare il manufatto che è di grande qualità. Stiamo rifacendo una copia, ma non sappiamo se sarà pronta entro il 2 aprile, quando la mostra chiuderà. Intanto è esposta la fotografia della Natività scomparsa, adagiata su un cavalletto». 


LA MOSTRA
Al taglio del nastro, a cui ha presenziato l’assessore Andrea Colasio, è stato evidenziato che i patchwork ripercorrono il Trecento attraverso lo studio dei cicli pittorici di quell’epoca e la rielaborazione dei personaggi, delle vesti, delle piante, degli animali, delle allegorie e delle storie in essi rappresentati dai maestri che hanno fatto grande Padova.


LA LUNGA RICERCA
Il giorno prima, invece, protagonista in Sala Rossini era stato il libro “Padova Urbs Picta- Le arti figurative alla corte dei Carraresi” (Il Poligrafo), scritto da Francesca Flores d’Arcais, tra i maggiori studiosi di arte tardomedievale italiana, con un saggio introduttivo di Antonio Lovato. A soffermarsi sul volume, corredato da un importante apparato iconografico, oltre a questi ultimi e a Colasio, sono stati Davide Banzato, già direttore dei Musei Civici, e Francesco Facchin, storico della musica. L’autrice ripercorre i tratti salienti di quella straordinaria stagione artistica soffermandosi sulle principali imprese decorative commissionate dalla famiglia Carrarese. 
«Il volume delinea una storia dell’Urbs Picta - ha evidenziato l’assessore - ed è una sintesi dei lavori che da 50 anni Francesca d’Arcais ha realizzato, a partire dalle prime ricerche giovanili, quando nel 1968 montava su un trabatello per osservare da vicino l’arcone della Cappella delle Benedizioni, dove per prima vide le tracce giottesche. Ha a scritto saggi sulla Cappella di San Giacomo, l’Oratorio di San Giorgio e San Michele, la storia dei Carraresi e della Reggia. Tra l’altro 20 anni fa io e lei al Castello scoprimmo gli affreschi che stavano emergendo, restituendoci pezzi di quella Urbs Picta che aveva conosciuto la damnatio memoriae veneziana, di cui parla nel libro».
Il professor Facchin ha raccontato poi che Padova 700 anni fa non era solo capitale della pittura, ma anche della musica polifonica, espressa con Marchetto e altri grandi interpreti.


ARTE CONSAPEVOLE
«Questo lavoro - ha osservato Davide Banzato - è un distillato di decenni di studi della d’Arcais che affronta il Trecento a Padova dal punto di vista delle committenze. L’arte per i Carraresi era una sorta di manifesto politico e tale modello venne imitato dalle famiglie più importanti che erano loro vicine. È appunto un’arte di corte più consapevole rispetto a quella delle altre città, sulla strada della prospettiva, del recupero della classicità e del realismo, che anticipa di almeno un ventennio il Rinascimento. E tutto questo nelle pagine è molto ben evidenziato».

 

Ultimo aggiornamento: 07:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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