Ferrari vincente a Le Mans, il segreto? È lo chef agordino Nicola Ganz: «Il mio strudel va a ruba»

Mercoledì 14 Giugno 2023 di Daniela De Donà
Nicola Ganz lo chef agordino che prepara i pasti in Ferrari

FALCADE - Non solo la maestria di piloti, ingegneri e meccanici. C'è anche un cuoco agordino dietro al successo della Ferrari a Le Mans quando – domenica - l'Hypercar n.51 con il cavallino rampante ha fatto il botto. A gustare la cucina di Nicola Ganz, da Falcade, sono stati non solo i piloti vincitori della gara endurance di 24 ore andata in scena domenica – Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi, James Calado – ma pure, nel fine settimana, Charles Leclerc, Frederic Vasseur, Lapo e John Elkann.

Nicola Ganz, tiene a sottolinearlo, ha un numero che lo accomuna alla AF Ferrari: lui ha da poco spento le 50 candeline e la Rossa ha sbaragliato tutti dopo 50 anni. Ganz in stagione lavora da chef, il resto dell'anno lo passa dietro le quinte della squadra AF Ferrari. Prossima tappa tra i fornelli: Monza a luglio.

Come ha avuto inizio questa collaborazione?

«Nove anni fa, all'Hotel Sayonara di San Martino di Castrozza dove tuttora lavoro, una persona, dopo aver cenato, chiese di parlare con il cuoco. Era rimasto ben impressionato dai piatti gustati: si svelò come il responsabile del catering di Af Corse Ferrari. Mi propose una collaborazione. Ed ecco, nel 2014, la mia prima uscita a Silverstone al seguito delle Ferrari GT».

Fino all'entusiasmante cavalcata a Le Mans. Cosa è riuscito a vedere nei box?

«Quest'anno la Ferrari si è lanciata con l'Hypercar 499. Ho visto i test a cui segue il totale smontaggio, sia di impianto elettrico che meccanico, il check e il rimontaggio».

Certo ad aiutarla in questa avventura è la sua doppia passione: motori e cucina....

«Mi diletto nella gare in salita. Dalla Pedavena- Croce d'Aune all'ultima, nel 2022, in Val Camonica. Ho iniziato con una Saxo Citroen, ora guido una Mini Cooper».

Lei coordina altri 3 cuochi: che tipo di menù proponete?

«Prepariamo piatti variegati con quello che, in ogni Paese, si trova fresco al mercato. Si cucina per 250 persone tra meccanici, ingegneri, piloti di 7 auto tra GT e Hypercar: quasi un centinaio sono stranieri, per lo più francesi, inglesi, spagnoli. E a loro piace tutto della nostra cucina. A Le Mans sono arrivato 20 giorni prima della gara: fino a due giorni prima abbiamo proposto un menù all'italiana classico e ci siamo potuti sbizzarrire. Nei giorni dei test e della gara abbiamo virato, ovviamente, su piatti che riempiono ma non appesantiscano: riso in bianco, pollo, pesce, verdure e crostata alla marmellata. Certo non posso proporre piatti della mia montagna, come polenta e schiz. Però il mio strudel va a ruba».

Come si diventa eccellenze in cucina?

«Ho frequentato l'Istituto alberghiero di Falcade, ma cuochi si diventa sul campo, magari ascoltando chi è un bravo maestro. Io ho avuto il mio, al suo fianco per 17 anni. Un cuoco che avrebbe meritato una cucina più importante, ma, anche per una sorta di umiltà, è rimasto legato al suo paese, Falcade».

Nel fine settimana del Mondiale che ha visto il trionfo Ferrari, davanti a Toyota e Cadillac, al tavolo si sono accomodati anche Leclerc e Vasseur: che prelibatezza hanno ordinato?

«In realtà sono andati su portate semplici: pasta al pomodoro, tagliata di manzo con verdure fresche. Sono venuti in visita perchè erano interessati al prototipo che, dopo sole 4 gare, ha portato a casa una vittoria».

Una vittoria pesantissima, tra l'altro, in casa dei francesi: solito “amore-odio” con loro?

«Ci tenevano a vincere. Speravano nel loro prototipo Peugeot che era stato tarato proprio per la pista di Le Mans. Comunque la Ferrari piace dovunque, anche in Francia. In ogni caso chiunque là finisce la gara è un vincitore. E mi riferisco non solo ai piloti, che si danno il turno ogni 3-4 ore, ma a chi sta intorno: si lavora già dal giorno prima e il team non dorme per 24+24 ore di seguito. Me compreso».

Ultimo aggiornamento: 17:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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