Il primo elicottero per un soccorso sulle Dolomiti? L'Alouette che serviva per un film e recuperò una guida sulla Gusela

Lunedì 11 Dicembre 2023 di Daniela De Donà
L'Alouette II, il primo elicottero a eseguire un soccorso in montagna

BELLUNO - Fa oramai parte della quotidianità: vedere il cielo attraversato dal “giallo” dell’elicottero del Suem 118 sopra l’ospedale San Martino, magari sentire il suono del rotore che si alza dalla piazzola di Pieve di Cadore. Perché, in montagna, c’è sempre un alpinista incrodato o un escursionista ferito o uno sciatore caduto. Ma c’è una storia curiosa (al tempo in cui non esistevano i cellulari) che mostra quale sia stato, sulle Dolomiti bellunesi, il primo caso di intervento di un elicottero a seguito di un grave incidente in parete: a salvare la nota guida alpina Gabriele Franceschini (che accompagnò spesso in parete anche Dino Buzzati ndr.) fu un elicottero che, per fortunoso accidente, si trovava a Belluno.

IL VELIVOLO
Quel giorno del 1964 Franceschini era caduto sulla Gusela del Vescovà ed aveva riportato gravi traumi con tibia e perone spezzati, con tanto di fuoriuscita di sangue. Intervenne in suo soccorso un “Alouette II” che serviva per le riprese dall’alto del film “Il colonnello Von Ryan” (“Von Ryan’s Express, il titolo originale), con Frank Sinatra, Trevor Howard, Sdolfo Celi e una giovanissima Raffaella Carrà nei panni di Gabriella.

A pilotarlo, con destrezza, tra le rocce, Francois Blaes Guy: uno che si era fatto le ossa, tra l’altro, su velivoli della “Légion”. Quell’elicottero era, nel 1964, una novità nei cieli bellunesi. Chi non ha più vent’anni, inoltre, ricorda come la città fosse allora coinvolta per tutto ciò che girava intorno al film, compresi due simil-caccia tedeschi stanziati in aeroporto. 

L’INCIDENTE
Era esattamente il 12 settembre del 1964. Al rifugio VII Alpini si inaugura il bivacco “Gianangelo Sperti”. Arriva Franceschini con l’intenzione di fare da guida all’amico feltrino ingegner Guarnieri: lo vuole portare in cima alla Gusela del Vescovà, che si raggiunge su via ferrata. Improvvisamente, dopo una folle corsa, Armando Sitta (poi gestore di Bianchet e VII Alpini) porta la notizia ai presenti alla festa in rifugio: la guida è caduta, si è ferita gravemente. 

LE SQUADRE
Nella squadra di volontari formatasi tra i presenti, c’è anche Gianni Gianeselli, forte alpinista, per 41 anni nel Soccorso Alpino, da capostazione di Belluno tra 1970 e 1990: «Fu un intervento complicatissimo. Pensammo a come si sarebbe potuto portare il ferito a valle. Il piano migliore consisteva nel raggiungere la Gusela per la ferrata sud e portate giù il ferito, però da nord per la lunghissima Val Vescovà dentro un basto, il cosiddetto sacco Gramminger».

IL SOCCORSO 
Intanto Piero Rossi, sceso di corsa in città, e Bepi Caldart (allora capo squadra del Soccorso alpino di Belluno) cercano un’altra soluzione. Vanno dalla troupe di Frank Sinatra di stanza, da mesi, al campo d’aviazione di Belluno per chiedere aiuto. E ottengono la collaborazione del pilota dell’Alouette. «Siamo con il ferito in Van de Schiara – chiude il racconto Gianni Gianeselli - sentiamo il rotore arrivare da Pian dei Gat. Si ferma due minuti, poi in hovering davanti alla cengia dove si trovava Franschini. Le pale sfiorano la parete e le pietre della cengia inclinata. Il portello si apre e c’è Piero Rossi nell’elicottero. Il ferito è tirato dentro». Il racconto alpinistico, con tantissimi dettagli, è narrato in prima persona anche da Piero Rossi in un suo articolo dal titolo “Salvatagggio alla cow-boy sulla Gusela”.

Ultimo aggiornamento: 07:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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