Scomodo anche da morto. Il cadavere di Aleksei Navalny è “scomparso”, come restano misteriose, quantomeno oscure le cause del decesso improvviso del leader dell’opposizione russa.
Alla madre Lyudmila Navalnaya è stato comunicato che il figlio è stato colpito da una «sindrome di morte improvvisa», riporta The Guardian. La donna, accompagnata dall’avvocato, ha bussato alla porta del carcere penale IK-3, a Kharp, nel circolo polare artico, la prigione di ghiaccio dove sono rinchiusi i criminali più pericolosi. Qui le hanno consegnato un documento con l’ora del decesso: le 14.17 di venerdì e comunicato che il cadavere del figlio era nell’obitorio di Salekhard, capoluogo del distretto artico di Yamalo-Nenets a disposizione del Comitato investigativo, che ha aperto un’inchiesta. Dopo un altro viaggio di oltre 50 chilometri, «dopo aver ripetutamente telefonato a un numero che era sulla porta sbarrata si sono sentiti rispondere che il corpo non era lì», ha raccontato la portavoce di Navalny, Kira Yarmysh. Sempre secondo The Guardian alla donna sarebbe stato detto dalle autorità moscovite che la salma non sarà riconsegnata alla famiglia fino al completamento delle indagini. Ma «solo un’ora prima - ha precisato Yarmysh - gli avvocati erano stati informati della fine delle indagini e che non erano stati accertati indizi di reato. Mentono letteralmente ogni volta, facendoci girare in tondo e coprendo le loro tracce». Anche «l’embolia si è rivelata una bugia», così su X Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione anti corruzione «non restituiscono il corpo perché la causa della morte non è stata stabilita».
Nessuno sa dove siano le spoglie dell’oppositore di Putin. Sempre Yarmysh su X insiste affinché «il corpo di Navalny venga consegnato immediatamente alla sua famiglia». Anche per permettere esami autonomi ed evitare ricostruzioni ad arte, alla luce della secca e superficiale comunicazione sull’esito degli accertamenti: “sindrome da morte improvvisa” è un termine generico usato in medicina in caso di decessi causati da un arresto del cuore di cui non si comprendono fino in fondo le cause. «Anche ora che è morto, assassinato come avevano pianificato - puntualizzano i suoi fedelissimi — forse soprattutto ora che è morto, Navalny non ha pace. Si rivedono i depistaggi che hanno coperto i suoi trasferimenti da una prigione all’altra». E un detenuto citato da Novaya Gazeta Europe avrebbe raccontato che Navalny sarebbe «morto molto prima di quanto annunciato dalle autorità penitenziarie russe», probabilmente la notte fra giovedì e venerdì. Il personale del carcere ha chiuso tutti in cella dal giovedì sera e venerdì mattina iniziato un’ispezione approfondita della colonia penale, controlli che di solito vengono annunciati un mese prima. «Navalny potrebbe essere stato vittima di lento avvelenamento iniziato nell’agosto scorso» denuncia il sito di opposizione russa Sota, che cita due fonti di alto livello del Comitato investigativo, secondo quanto rilanciato su X da Anton Gerashenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino. Il principale “sponsor” dell’uccisione sarebbe stato Alexander Bastrykin, capo del Comitato, che odiava Navalny da quando aveva indagato su di lui nel 2012. Secondo il piano l’oppositore sarebbe dovuto morire prima della fine dell’anno per problemi cardiovascolari. Voci, dichiarazioni ufficiali, smentite: un atteggiamento che rischia di trasformarsi in un ulteriore boomerang per il Cremlino che ieri ha reagito ancora una volta col pugno di ferro, per soffocare il dissenso.
LA REPRESSIONE
Gli attivisti denunciano: «Centinaia di persone sono state portate via dalla polizia, circa 400 in 32 città diverse», fa sapere l’ong per la difesa dei diritti umani Ovd-Info. Palloncini, cuori, fiori, ceri, volti rigati, foto di Navalny e il suo messaggio: “Ne sdavaytes” (non mollate), cartelloni. E cori: «Vergogna, vergogna». La polizia ha risposto con aggressioni e arresti, non ha risparmiato un’anziana donna, giornalisti, reporter e a San Pietroburgo un prete ortodosso Grigory Mikhnov-Vaitenko, che voleva celebrare una Messa sulla pubblica piazza per Navalny. A Mosca erano stati deposti fiori anche al ponte Moskvoretsky, dove 8 anni fa venne ucciso l’oppositore Boris Nemtsov. «Navalny ucciso a sangue freddo e il colpevole è una feccia disgustosa di nome Vladimir Putin che sa solo come rubare, uccidere e fare la guerra», ha detto Evghenia Kara-Murza, giornalista, moglie di Vladimir Kara-Murza, esponente di spicco dell’opposizione russa, che è sopravvissuto a tentativi di avvelenamento ed è detenuto in una colonia penale a regime speciale di Omsk, condannato a 25 anni di carcere per tradimento e diffusione di notizie false sulle forze armate.