Se per votare Meloni basta scrivere 'Giorgia', a Roberto Vannacci non dispiacerebbe che si potesse mettere sulla scheda il nome «Generale». «Perché no, ci sto pensando.
La maglia «ignoralo» del Pd
Intanto, per la sua prima uscita da candidato (in tutte le circoscrizioni e capolista al Centro), a Lucca Vannacci ha sfoggiato sotto la giacca una maglietta con il meme creato nei giorni scorsi dal Pd, con il suo volto coperto dalla scritta «ignoralo». «Mi è sembrato carino rubarglielo - ha spiegato -. Del resto Schlein vuole fare la sua campagna elettorale sfruttando il mio nome e io li aiuto in questo». Il confronto sale di livello, con Salvini che continua a opporre la candidatura del generale a quella di Ilaria Salis con Avs. Ma le scintille sono anche interne. Non a caso, il vicesegretario, Andrea Crippa, ha dovuto puntualizzare che «il messaggio deve essere chiaro: si vince tutti insieme e si perde tutti insieme. Certo è che le polemiche interne non aiutano la Lega. Già abbiamo contro le televisioni, quasi tutti i giornali e i massimi sistemi...". È pieno il sostegno del senatore Claudio Borghi, che a sua volta ha deciso di candidarsi all'Europarlamento dopo un sondaggio con i propri follower: «Raramente ho visto un attacco concentrico sia di avversari che di alleati come quello orchestrato (sul nulla) contro Vannacci. Viene quindi il lievissimo sospetto che il Generale dia un piccolissimo fastidio al sistema e che Salvini, come altre volte, ci abbia visto giusto».
I colleghi
Diverso lo stato d'animo di altri suoi colleghi. L'europarlamentare leghista Angelo Ciocca assicura di non temere il parà: «Prenderò più voti di lui, non si può temere l'ultimo arrivato, io alle precedenti elezioni ho preso 90mila preferenze. E se i miei elettori non mi daranno più voti di Vannacci prometto di tingermi i capelli di rosso a pois verde...". La ministra alla disabilità, la leghista Alessandra Locatelli, ha preferito «non entrare nel merito» delle parole del generale: «Io credo nell'operato del nostro segretario federale». Parole «travisate», ha ribadito Vannacci, e «lo dimostrano anche le numerose telefonate da parte di famiglie con figli disabili, che condividono il mio ragionamento». Nessun passo indietro sull'affermazione «Mussolini statista». «Lo posso ripetere quante volte volete: è una verità - ha affermato -. La lingua italiana dice questo: che Mussolini sia stato un uomo di Stato è inoppugnabile. E lo dice anche l'enciclopedia Larousse, alla voce 'Mussolini' c'è la definizione: homme d'État. Anche i francesi lo affermano».