Riflette sulla prudenza, invitando a riscoprire questa virtù preziosa «in un mondo dominato dall'apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che dal male» e poi riferendosi alla situazione bellica in Ucraina e in Palestina il Papa torna a parlare di negoziato. «Non si può andare avanti in guerra, dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per finire i conflitti».
Se il breve appello internazionale ad avviare credibili trattative lo ha letto lui stesso al microfonono, il testo della catechesi dedicata alla prudenza lo ha affidato come ormai avviene da qualche mese a questa parte, ad un funzionario della Segreteria di Stato per evitare di affaticarsi, stressando la voce e il respiro. Sono ancora evidenti i postumi della bronchite che fatica a guarire. Per il resto Francesco è apparso sorridente e di buon umore, è arrivato in carrozzina, ha salutato la folla, si è sottoposto ad un lungo baciamano salutando i vescovi in visita a Roma e poi è tornato a Santa Marta a sbrigare il lavoro rimasto.
«La persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni, dalle illusioni. In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata. San Tommaso, sulla scia di Aristotele, la chiamava recta ratio agibilium. È la capacità di governare le azioni per indirizzarle verso il bene; per questo motivo essa è soprannominata il “cocchiere delle virtù”. Prudente è colui o colei che è capace di scegliere (...) Non è detto che non possa sbagliare, in fondo restiamo sempre umani; ma almeno eviterà grosse sbandate. Purtroppo, in ogni ambiente c’è chi tende a liquidare i problemi con battute superficiali o a sollevare sempre polemiche. La prudenza invece è la qualità di chi è chiamato a governare: sa che amministrare è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzarli, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti».