L'Europa cade una volta ancora sulle tutele ai rider.
Insomma, l'Ue voleva evitare che chi è soggetto al controllo e alla direzione delle app e degli algoritmi delle grandi piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo sia considerato un precario. Non solo. Nel caso in cui un'azienda rifiuti di qualificare un rider come dipendente, il provvedimento disciplina che l'onore della prova spetti alla società e non al lavoratore. Il testo prevede infine che qualsiasi decisione sul licenziamento di un rider non possa dipendere dall'intelligenza artificiale ma vada sottoposta al controllo umano.
La direttiva sui rider sarebbe dovuta approdare tra marzo e aprile all'Eurocamera per la ratifica finale. Mancava però l'ok dei 27. Nella riunione del cosiddetto Coreper I, quando la presidenza belga ha chiesto se ci fossero riserve al testo, Spagna e Bulgaria hanno rilevato che avrebbero voluto un testo più ambizioso ma hanno comunque assicurato il loro sì. E a favore, a quanto si apprende, avrebbe votato anche l'Italia. Ma i Rappresentanti di Parigi, Berlino, Atene e Tallin hanno annunciato che si sarebbero astenuti rendendo impossibile la maggioranza qualificata.
Si è tornato così all'impasse del 22 dicembre, ma ora il tempo per un nuovo trilogo (i negoziati inter-istituzionali) è davvero minimo. Il commissario al Lavoro Nicolas Schmit, su X, ha espresso tutta la sua «delusione». I Socialisti Ue hanno sottolineato che «i liberali in Francia, Germania, e Estonia e i conservatori ellenici hanno permesso che prevalgano gli interessi delle multinazionali». «Quattro governi hanno voltato le spalle a 30 milioni di lavoratori», ha attaccato infine Elisabetta Gualmini del Pd, relatrice del testo per l'Eurocamera.