Hila e Naama, sopravvissute miracolosamente al 7 ottobre girano l'Europa e chiedono ai giovani: contrastate l'antisemitismo

Martedì 16 Aprile 2024 di Franca Giansoldati
Hila e Naama, sopravvissute miracolosamente al 7 ottobre girano l'Europa e chiedono ai giovani: contrastate l'antisemitismo

Sopravvissute per miracolo al pogrom di Hamas due ragazze girano l'Europa per far capire nulla sarà più come come prima in Israele.

Il 7 ottobre Hila, 26 anni, universitaria, faceva la bartender al festival di musica; aveva lavorato tutta la notte e avrebbe staccato alle otto di mattina. Alle sei un ragazzo si avvicina al bancone le indica un punto là davanti: «guarda ci sono anche i fuochi d'artificio al festival». Purtroppo erano missili che stava sparando Hamas da Gaza nell'istante in cui - nella vastissima area del festival Nova - iniziavano ad irrompere decine di terroristi armati. Oggi Hila – miracolosamente risparmiata dal destino – non riesce più a dormire, ha continui attacchi di panico, si sente disconnessa dalla realtà, e non è più in grado di concentrazione. Al momento ha dovuto interrompere gli studi. E se solo per strada sente per caso dei passanti parlare arabo viene colta da un attacco di panico. Il suo futuro in Israele lo vede incerto e non pensa ci possa essere spazio per la soluzione due stati due popoli. 

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Naama, invece, ha 26 anni, vive ad Haifa e al festival era una dirigente nel team degli organizzatori. Lavoravano a questo evento da un anno e mezzo. «Alle sei della mattina abbiamo visto i missili ma non sapevamo cosa fare perché c'era un gran traffico». Presa consapevolezza del pericolo incombente ha iniziato a correre senza sapere bene dove, solo per trovare un posto in cui nascondersi. Alla fine individua uno dei grandi contenitori di immondizia collocati ai margini dell'area del festival per raccogliere le bottiglie di plastica consumate nella notte di musica. «Eravamo là dentro gli uni sugli altri, non c'era spazio nemmeno per muovere le gambe e siamo rimasti così per ore in silenzio». Naama ad un tratto ha sentito arrivare i terroristi che si sono accorti che dentro c'erano persone e hanno iniziato a sparare a casaccio contro il grande container. Tre sono morti e gli altri feriti. Naama è stata ferita in diverse parti del corpo ed è stata salvata ore dopo rischiando l'emorragia. Anche lei se le capita di ascoltare qualcuno parlare arabo mentre è per strada viene colta da attacchi di panico. Il suo futuro è qualcosa di non immaginabile. Poi ammette che non vorrebbe più crescere in Israele né far crescere i suoi figli lì. 

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Le due ragazze sono arrivate a Roma dopo un lungo tour in Europa per fare una conferenza al Pitigliani, organizzata da Brit Am e WZO, raccontando ad un folto pubblico quella mattanza con gli occhi di due sopravvissute. Il pogrom inaspettato ha cambiato la vita a tutti gli israeliani. Da allora, spiegano, per nessuno la vita è più la stessa. Un evento visto prima, choccante poichè percepito come un punto di non ritorno. «Niente sarà come era prima » ripetono le due ragazze, entrando nel dettaglio di cosa stavano facendo per salvarsi. Entrambe a distanza di sette mesi provano a darsi una dimensione di normalità anche se niente è più normale. «La nostra generazione ha molte energie e riuscirà a risollevarsi».

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Hanno perso amici cari. Piangono. Alzano le fotografie dei compagni ancora nelle mani di Hamas. Hila ripete a bassa voce che è sicura che tra i palestinesi vi siano persone “innocenti” ma poi aggiunge: «la coesistenza non credo ci sarà». Le ragazze vengono poi interrogate da diversi coetanei romani, le domande sono le più disparate. Naama e Hila chiedono a tutti sostegno e di contrastare sui social l'antisemitismo crescente. 

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Ultimo aggiornamento: 18:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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