In poche parole, un concentrato di come i più piccoli vivano il rientro a scuola ai tempi del coronavirus. «Maestra, lo sai che sei più bella di tutte le altre? Ti voglio molto bene, ti abbracciavo però non posso perché c'è il coronavirus. Un bacione». A scriverlo una alunna di 9 anni che frequenta la primaria di Gallese, che fa parte dell'istituto comprensivo di Soriano nel Cimino. Una dedica, spontanea e dolce come solo i bambini sanno fare, rivolta alla maestra Rita Filesi, che insegna inglese. Un messaggio che dimostra come il divieto di abbracciare, l'obbligo di mantenere le distanze, insieme agli altri comportamenti da tenere per contenere il contagio siano ormai entrati nella quotidianità dei ragazzini che, invece, attraverso il contatto umano erano soliti esprimersi. Privazioni accettate di buon grado anche perché la voglia di tornare in classe era più forte di tutto il resto.
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«Noi insegnanti - racconta la maestra - siamo rientrati a scuola fra mille paure e perplessità a causa delle innumerevoli norme anticovid da seguire, ma desiderosi di lavorare in presenza. I bambini, come al solito del resto, interiorizzano tutto, seguono le regole e le rendono facili». E Filesi aggiunge: «Una cosa non cambia per nessuno di loro: la voglia di vicinanza tra di loro e con i loro maestri che li guardano, sorridono e li abbracciano con gli occhi che sono poco in su della loro mascherina».
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