È una maledizione azzurra. Il Ciro d’Italia si ferma ancora alla seconda tappa consecutiva. Stavolta Immobile aveva risposto alla chiamata, non vedeva l’ora di tornare in Nazionale, lo aveva assicurato ieri mattina. Subito dopo, un piccolo scatto in seduta e la brusca frenata. Ciro sente tirare dietro la coscia, si blocca, si accascia e molla. Non è solo ansia, la faccia è disperata, c’è un forte edema. È praticamente certa la lesione al polpaccio sinistro, il bomber si è stirato e si teme il primo grado al soleo, anche se solo un’altra risonanza fra 48 ore ne chiarirà con certezza l’entità. Immobile salterà senz’altro il big match del 20 novembre contro la Juve, in cui era già stata programmata la sua grande festa, dopo il sorpasso al record storico dei 159 gol di Piola. Fuori anche contro la Lokomotiv in Europa ed è in forte dubbio per Napoli. Ciro ha tirato troppo la corda, per generosità. Sapeva di essere a rischio, da tempo il dolore continuo al collaterale esterno del ginocchio lo spingeva a una postura sbagliata. Aveva stretto i denti la scorsa settimana contro Marsiglia e Salernitana, in un allenamento azzurro la frittata.
RISCATTO SVANITO
Ritiro di Coverciano abbandonato ieri, nel primo pomeriggio. Mancini convoca in fretta e furia Scamacca al suo posto. È una mannaia anche per le gare di qualificazione ai mondiali contro Svizzera e Irlanda del Nord. Immobile pregustava il ritorno, si era pure tolto in conferenza qualche sassolino: «Quando abbiamo alzato la coppa al cielo, sembrava che io non facessi parte dei 26 all’Europeo. Come faccio a non soffrire di questo accanimento?». Capocannoniere della Serie A, già a quota 10 gol. Aveva dovuto saltare a ottobre le finali di Nations League contro Spagna e Belgio per un altro infortunio, stavolta voleva raggiungere Toni e Vialli a 16 centri in azzurro. Mancini lo aveva riabbracciato come un figlio prediletto: «Ringrazio il ct, mi ha detto che sono un campione e non devo dimostrare niente a nessuno. Mi è stato vicino. Le critiche ci stanno quando si indossa questa maglia, anche perché è evidente che i numeri non sono gli stessi della Lazio. So che devo segnare di più in azzurro, ma io ho bisogno di essere coccolato per rendere al meglio».
BIANCOCELESTI SENZA SOSTITUTO
È il pregio e il difetto di Ciro, solo nella capitale lo hanno ben capito.
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