Message in a Bottle, Fields of Gold, Every Breath you take. Un pezzo di storia della musica rock ha fatto tappa stasera a Roma. Sting ha portato il suo Back to Bass Tour all'Auditorium Parco della Musica per la prima delle tre date italiane (domani sarà a Firenze, venerdì ad Assago). «Sono felice di essere qui. È passato tanto tempo», ha detto l'artista inglese in perfetto italiano salutando il pubblico che ha riempito la Cavea (del resto da anni ha preso casa e tenuta agricola in Toscana) e intonando «una vecchia canzone», Mad about you.
Ma dall'album dei ricordi sono tante le canzoni che infiammano il pubblico, in un concerto che già ha qualche anno alle spalle e parecchie decine di date, ma che nonostante questo continua a non perdere smalto. Merito di Sting, che a 66 anni - e oltre che a fare il musicista si è divertito a fare l'attore, lo scrittore e il produttore di vino - ancora si permette di saltare alla fine di quasi ogni canzone, e merito della sua band. E allora ecco spuntare qua e là "Every Little Thing She Does Is Magic", "Englishman in New York", "So Lonely", "Desert Rose", "Shape my heart" che hanno fatto la fortuna dei Police e quella di Sting solista a partire dal 1989. È la sua storia, ma è la storia di ognuno di noi. Ognuno dei brani che scivola via è la colonna sonora di un momento o di una vita. «Roma arrivederci», saluta alla fine Sting, dopo avere regalato tra i bis Desert Rose, Next to you e Fragile e quasi due di musica. Ad aprire il concerto è stato Joe Sumner, cantautore, band leader, nonché figlio del musicista.