​Meloni attacca Schlein e Conte: «Problemi creati da voi». L’affondo su Stellantis: cela acquisizione francese. ​Sanità, auto, conti pubblici: duello in aula

Il botta e risposta fra il premier la segretaria del Pd durante il Question Time alla Camera

Mercoledì 24 Gennaio 2024 di Francesco Malfetano
Giorgia Meloni al Question Time

 Un nuovo affondo contro Stellantis (la cui nascita «cela un’acquisizione francese»), l’impegno a superare il tetto di spesa nella sanità e la rinnovata difesa delle mosse italiane sul patto di stabilità Ue. Scivola via così il primo premier time del 2024, con Giorgia Meloni che non arriva a incendiarsi come fece sul Mes a dicembre, ma incrocia volentieri le lame sia con una Elly Schlein più incisiva del solito, sia con un Giuseppe Conte in vena di metafore («È tornata da Bruxelles con un “pacco di stabilità”»).

L’AZIENDA DELLE AUTO

Tra le dieci domande poste dai partiti a Montecitorio ieri pomeriggio alla premier, l’assist più significativo però lo alza Azione che - per bocca del capogruppo Matteo Richetti - chiede conto delle «iniziative volte a garantire la continuità produttiva e occupazionale presso gli stabilimenti italiani di Stellantis e di Magneti Marelli, nell’ambito di un piano di rilancio del comparto automobilistico». È l’occasione per Meloni - dopo le parole del ceo di Stellantis, Carlos Tavares, che ha definito le critiche dei giorni scorsi del governo «ingiuste» accusandolo di aver perso nove mesi sugli incentivi - per mettere in vetrina alcune scelte «distanti dagli interessi italiani» prese dalla proprietà e dal management del colosso dell’automotive. Il riferimento è presto detto, e neanche tanto fra le righe: «Penso allo spostamento della sede fiscale e legale fuori dai confini nazionali, all’operazione di presunta fusione fra Fca e Psa che celava un’acquisizione francese», con tanto di rappresentante del governo francese nel cda e scelte industriali che «tengono in considerazione molto più le istanze francesi rispetto a quelle italiane». Un colpo da “ko” dettato, prosegue Meloni, dalla volontà di tornare «a produrre in Italia almeno un milione di veicoli l’anno» e fare in modo che chi «vuole vendere un’auto sul mercato mondiale pubblicizzandola come gioiello italiano» la produca realmente nella Penisola.

Non si è fatta attendere la risposta di Stellantis, che in una nota sottolinea come sia «fortemente impegnata in Italia» con investimenti da «diversi miliardi di euro per nuovi prodotti e siti produttivi». Per di più con un contributo alla bilancia commerciale dato che «oltre il 63% dei veicoli prodotti lo scorso anno in impianti italiani sono stati esportati all’estero». 

 

LO SCONTRO

Torniamo all’Aula. I toni si abbassano quando, tra gli applausi dell’ala di centrodestra e qualche sbadiglio dettato un po’ dal format e un po’ dalla totale assenza di acrimonia, gli alleati tirano la volata alla premier tra privatizzazioni, legge sugli anziani e assegno di inclusione. Stellantis però non resta l’unico picco del pomeriggio di Montecitorio. Se Italia Viva solletica la premier accusandola di aver imposto nuove tasse e +Europa su un ipotetico intento dilatorio nei rimborsi alle vittime del nazifascismo, è Elly Schlein a dare il meglio di sé.

Dopo una mezz’ora abbondante passata tra i banchi a rileggere il proprio intervento in assoluto silenzio, la segretaria dem sfodera una verve quasi da Meloni d’antan e attacca sulla sanità. «Ho ricevuto il messaggio di una donna, malata oncologica, che ha un appuntamento fissato per il 2025 e non sa se ci arriverà» scandisce, premurandosi di prevenire un’obiezione frequente della premier («Non ci dica “potevate farlo prima” ora c’è lei al governo») e sfoderando uno slogan a effetto: «Questa non è una destra sociale, ma una destra letale». Per di più la risposta della premier - parsa tutt’altro che preoccupata da chi la sfiderà in un duello tv ancora avvolto dal mistero - offre alla dem il gancio per una contro-replica. «Considero un attestato di stima di chiedere a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto in dieci anni di governo» tuona sorridente, riferendosi ai tetti di spesa per il personale sanitario che si è impegnata a rimuovere. Tetti che però, ricorda la premier, furono introdotti nel 2009. Quando cioè, e Schlein non manca di evidenziarlo tra l’entusiasmo dei suoi, «Lei era ministro».

Applaude anche Conte che, dito puntato, appena prima dell’intervento dem si diverte a coniare una serie di immagini utili per le card che il M5S farà spopolare sui social. L’accusa rivolta alla premier è di aver subito le mosse franco-tedesche sulle regole di bilancio Ue «rinunciando a combattere a Bruxelles», beccandosi un «pacco di stabilità» e finendo accusata di essere «un re Mida al rovescio che distrugge tutto quello che tocca». Meloni sembra aspettarselo e anche la risposta che chiude il confronto è quella attesa: «Noi li useremo per sanità e redditi, qualcun altro li avrebbe utilizzati per un altro anno di Superbonus, così magari questa volta ristrutturiamo le magioni con la piscina». 

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Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 15:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA