VIGONOVO - Si chiama Lorenzo Baliello, ha 50 anni ed è un tecnico grafico. Originario di Padova, da 30 anni vive a Vigonovo, paese veneziano dove si è trasferito per amore di Maddalena, la donna con la quale ha concepito il figlio Matteo, ora undicenne. Sportivo di prima fascia, ha praticato vari sport, partecipando anche a gare di sci gran fondo, con distanze dai 42 chilometri in su. Dopo l’insorgere di alcuni problemi di salute, ha scoperto di avere una terribile quanto rara patologia, una grave forma di colangite sclerosante.
LA MALATTIA
La malattia interessa i dotti biliari, colpisce prevalentemente i maschi tra i 25 e i 45 anni, provoca la cirrosi epatica e non lascia scampo. L’unica soluzione è il trapianto di fegato. All’inizio del 2021 è stato inserito nella lista d’attesa per tale trapianto. Il 27 luglio dello stesso anno si è reso disponibile un fegato prelevato da un ragazzo di 18 anni. Il trapianto è avvenuto presso l’Unità di chirurgia patibolare del Centro trapianti di fegato dell’Università di Padova, diretto dal professor Umberto Cillo.
L’INTERVENTO
L’intervento è andato oltre tutte le migliori previsioni e dopo soli otto giorni Lorenzo Baliello ha potuto fare ritorno nella propria abitazione. Il 5 dicembre 2023 ha riottenuto l’idoneità per effettuare sport a livello agonistico e il prossimo 4 febbraio, a 30 mesi di distanza dal trapianto, parteciperà alla “Granfondo Dobbiaco-Cortina”, una competizione internazionale di sci di fondo di 35 chilometri a tecnica classica riservata agli atleti. Dopo il trapianto si è iscritto all’Aido e ora fa di tutto per promuovere e diffondere la cultura della donazioni di organi, tessuti e cellule.
«Una donazione può salvare una vita e io ne sono un esempio lampante – dice Lorenzo. Mi sento un miracolato e corro questa gara non tanto per far conoscere la mia storia, quanto per promuovere le donazioni di organi. Non so chi sia il mio donatore, so solamente che era un ragazzo di appena 18 anni. Dedico a lui questa mia competizione. Ho un altro sogno. Mi piacerebbe tanto incontrare i suoi genitori, ma temo allo stesso tempo di creare problemi di ordine etico. Sono stati loro a dare il consenso per il trapianto e sono loro i veri eroi di questa vicenda».