«Goldoni, ma non solo: ecco il nuovo Teatro Stabile del Veneto»

Giovedì 24 Marzo 2022 di Paolo Navarro Dina
Il teatro Goldoni

Le prospettive sono affascinanti. Le sfide sono tutte dietro l'angolo. E ci sono le forze per affrontarle a testa alta. Lo impone il momento. E anche la tradizione. La più importante battaglia sarà fra qualche settimana. A distanza di quattro anni dall'incredibile retrocessione del Goldoni a teatro di Rilevante Interesse Culturale (Tric) con tutte le pesanti ripercussioni economico-finanziarie, il Teatro Stabile del Veneto (Tsv) si prepara alla singolar tenzone: nelle prossime settimane la Commissione Consultiva per il Teatro sarà chiamata a decidere il destino del Tsv nella grande famiglia dei teatri nazionali.

A parole sembrerebbe una questione di lana caprina, ma il ginepraio istituzionale, giocoforza, è tale che è una conditio sine qua non per tornare tra i primi della classe. Un posto che il Veneto, Venezia e la galassia del Teatro stabile si aspetta. Il presidente Giampiero Beltotto è appena uscito dalla riunione della sesta commissione regionale sul futuro dell'istituzione regionale dove ha raccontato le future strategie ai consiglieri regionali.


Presidente Beltotto, questione vitale, ma soprattutto un'ingiustizia incomprensibile.
«Lo dico anche io. E proprio per questo abbiamo lavorato per ottenere il riconoscimento di teatro nazionale che avevamo fino al 2017. Tutto questo in considerazione del ricco, articolato e ampio cartellone culturale che, quest'anno, e negli anni passati, abbiamo allestito e che, nel tempo, ci ha dato anche in termini di affluenza in sala, grandi soddisfazioni. Aggiungo anche che, qualora il Ministero della Cultura decidesse in tal senso sarebbe un bel regalo di compleanno per i quattro secoli del più antico teatro del mondo: il Goldoni fondato il 3 gennaio 1622».


Senz'altro, sarebbe un punto a favore del Tsv, ma per fare cosa?
«Il teatro è uno dei luoghi più importanti per fare cultura. È la nostra identità, la nostra storia. E in questo senso va inteso anche il progetto che abbiamo messo in cantiere con altre realtà importanti a Nordest: Trento e Bolzano; Trieste e la realtà del Teatro nazionale sloveno. Si è dato vita ad un circolo virtuoso che riguarda gli assetti di programmazione culturale, la gestione di spettacoli e produzioni comuni in una prospettiva di rilancio complessiva non solo nelle nostre regioni, ma anche a livello italiano ed europeo. Non è poco. Senza dimenticare realtà importanti come Padova, Treviso, Rovigo, a chiudere il cerchio»


Un bacino di potenziali 8 milioni di utenti...
«Ecco. Più di Milano... Ma c'è di più. Questa realtà interregionale non solo avrà un pubblico potenziale di ampio respiro, ma allo stesso tempo garantirà una circuitazione costante, dodici mesi all'anno! Senza dimenticare un valore aggiunto come Arteven, che rappresenta una formula regionale di grande efficacia che unisce grandi e piccole realtà teatrali».


Detta così pare una portaerei del teatro
«A noi interessa fare rete. Lo dimostrano i nostri cartelloni improntati ad una logica di collaborazione e di apertura a tutti i livelli locale, nazionale e internazionale. Le stagioni di questi anni, e soprattutto il lavoro di relazione dell'attuale direttore Giorgio Ferrara, sono lì a dimostrarlo ampiamente».


Fino a questo momento i segnali sono incoraggianti...
«Assolutamente. Metaforicamente dico che tutti si devono alzare soddisfatti: gli addetti ai lavori, le istituzioni locali che si sono impegnate in tempi difficili come quelli della pandemia a mantenere alta attenzione e finanziamenti; il pubblico che ci segue nelle nostre proposte».


Presidente, l'impressione che l'«unione» tra le varie realtà regionali non possa che giovare al teatro in quest'area del Paese.
«Siamo tutti al centro di un progetto che ci consentirà quella rete interregiornale dello spettacolo dal vivo favorendo una organizzazione congiunta su produzione di prosa; razionalizzazione della programmazione evitando i doppioni, miglioramento della distribuzione; allargamento dei bacini di utenza e ovviamente promozione di nuove potenzialità artistiche sul territorio coinvolgendo scuole, accademie, università e mondo imprenditoriale. Tutto ciò come modello per il futuro».


E anche con un peso specifico (politico culturale) in più. Insomma, una locomotiva della cultura a Nordest.
«Questo lo lascio dire a lei. Io offro i miei programmi e li metto sul piatto della bilancia. E il fatto che non stiamo fermi lo si vede anche con il progetto Goldoni 400».


Di che si tratta?
«Abbiamo una data importante da celebrare: i 400 anni dell'apertura del Teatro Goldoni a Venezia. È nel 1622 che nasce il Teatro di San Luca o di San Salvador, Vendramin o Apollo: comunque il più antico del mondo a svolgere in maniera continuativa il suo compito. Questo anniversario sarà un'occasione irripetibile per riflettere nel prossimo triennio sul rapporto tra il Veneto e il suo teatro. Sarà un'operazione che da Venezia si estenderà a tutto il Veneto secondo due assi portanti: temporale (dal 1600 al 1900); e territoriale (da Venezia alla terraferma) attraverso un progetto diffuso».


In che modo?
«Tra ottobre prossimo e dicembre 2024 metteremo in cantiere una serie di produzioni teatrali ispirate a Carlo Goldoni. Vogliamo coinvolgere i luoghi di tutta la regione: Padova (Verdi, Maddalene); Del Monaco a Treviso; il Nuovo a Verona; Momo e Al Parco a Mestre. Nascerà anche un teatro viaggiante che attraverserà le sette province del Veneto portando in tour il teatro. Sarà come un ritorno agli spettacoli girovaghi, valorizzando tutti gli aspetti della commedia goldoniana e veneta. Sarà un percorso enorme che prevede il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati».


Cosa vuol dire enorme?
«Prevediamo 120 recite; 15 spettacoli in diciotto comuni in sette province; il coinvolgimento di 4 teatri e una cornice di eventi, appuntamenti, incontri. Un lavoro che ci riempie di entusiasmo. E che prenderà il via nei prossimi giorni con la pubblicazione di un bando che invita le compagnie teatrali a preparare progetti dedicati. Attraverso l'opportunità di raccontare una storia del passato grazie all'impegno di numerosi autori contemporanei veneti e non».


Beh, finalmente il teatro veneto si ricorda di Carlo Goldoni, presidente, detto senza polemica...
«E ha ragione. Fino al 1968 Goldoni era rappresentato in palcoscenico. Era amato e studiato. Poi più nulla. Sa perchè? Perchè lo si è ritenuto borghese e quindi da condannare... Noi mettiamo in pratica un'operazione inversa. È giunto il momento di tornare ad affrontare il vecchio e caro Goldoni, così come gli autori coevi. C'è una tradizione da riprendere in mano. Da valorizzare e da far tornare in mezzo al pubblico».
 

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