Gli stivali usa e getta di plastica, business anche quando l'acqua alta non c'è

Venerdì 29 Marzo 2024 di Marta Gasparon
VENEZIA Gli stivali usa e getta in vendita dagli ambulanti

VENEZIA - L’ambulante bengalese del chiosco di Rialto sfoggia una certezza che nemmeno il più celebre esperto di maree può vantare: «Acqua alta? Certo, c’è oggi e ci sarà anche domani». Del resto che ne sa, l’ignaro turista, che da mesi ormai Venezia è asciutta grazie al Mose? Basta uno “scravasso” più forte del solito, qualche pozzanghera, ed ecco uscire appesi ai banchetti quei colorati (utili quanto una borsa della spesa) stivali usa e getta per l’acqua alta. Venduti al costo di 8 euro al paio giusto per farsi qualche selfie a Venezia con l’acqua alta (esagerati).
Tutto ciò mentre i venditori di stivali di gomma, quelli “professionali” che i veneziani conoscono bene, con il Mose non ne vendono più neanche un paio.


IL BUSINESS
Così il vero business lo fanno loro, gli ambulanti che un po’ alla volta hanno trasformato edicole e banchetti in chioschi con merce di ogni tipo, pronti ad estrarre (con rapida ed encomiabile flessibilItà commerciale) ombrelli e stivali in caso di pioggia oppure cappellini e bandane quando esce il sole. 
Comunque al turista poco importa: l’acqua alta c’è a prescindere. Del resto se quello del banchetto ti dice che le calli sono allagate, perché non credergli e premunirsi? E così ieri era tutta una colorata sfilata “arlecchinesca” di turisti con gli stivali. 
D’altro lato, invece, il drastico calo nella vendita dei più tradizionali stivali in gomma - un tempo immancabili nelle case dei veneziani, ora riposti nei magazzini, impolverati - è un elemento assodato fra i negozianti della città.

Gli stessi commercianti ammettono di aver preso la cosa quasi come una liberazione, segno che l’avvertimento di cacciariana memoria («C’è acqua alta, mettetevi gli stivali») è stato affidato alla memoria dei biografi del sindaco-filosofo e catalogato nel capitolo “battute”, smentito dall’ingegneria e dalla costanza di chi ha creduto nel Mose. Un gesto d’amore, quello dei venditori di “veri” stivali, nei confronti di una Venezia che troppo spesso ha dovuto fare i conti con un’acqua salmastra che l’ha ferita nel profondo. 


«UNA LIBERAZIONE»


«Sono contento che non se ne comprino praticamente più – dice con un sorriso Massimiliano Smerghetto, dello storico negozio “La Beppa” in salizada San Francesco, a Castello – Gli stivali per l’acqua alta erano l’unico articolo del negozio che detestavo vendere (ride, ndr)». Qualcosa, ma ben poco, viene ancora richiesto. Ma da quando il Mose ha cominciato a funzionare, Smerghetto non ha più effettuato nuovi ordini. «Vengono ormai utilizzati per la cantieristica, mentre fino a qualche anno fa la vendita era orientata all’acqua alta. Lo stivale classico, fino al ginocchio, va dagli 8 ai 10 euro (non ci sono stati aumenti). Quello più alto, che copre la coscia? Credo di averne qualche paio in magazzino, ma ormai sono tornati alla loro funzione naturale: per andare a pesca».
Una vendita scesa drasticamente anche nel negozio di ferramenta Battistin, in campo Santi Apostoli, che «si è un po’ arrestata rispetto al passato. Qualcosa ci viene richiesto, ma ormai esclusivamente dai turisti – analizza Alvise Battistin, figlio del titolare Marco – o da qualche operaio per determinati lavori da svolgere. Il modello base costa 8 euro». Tanto quanto gli stivali-sacchetto usa e getta che piacciono tanto ai turisti.
 

Ultimo aggiornamento: 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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