SAN DONÀ - Cinque richieste di condanna, a pene comprese tra i tre e i dodici anni di reclusione, per i maltrattamenti e le violenze che, secondo la procura di Venezia, sono state commesse all’interno del Reparto Viola della casa di riposo “Monumento ai caduti” di San Donà di Piave, tra il 2019 e l’inizio del 2023.
Il pm Andrea Petroni ha concluso ieri la sua requisitoria, nel corso del processo con rito abbreviato che si sta celebrando di fronte alla gup Benedetta Vitolo. Il rappresentante della pubblica accusa ha sollecitato 12 anni di carcere per Davide Barresi, 54 anni, già residente in provincia di Catania, attualmente detenuto; 10 anni e 8 mesi per Fabio Danieli, 47 anni; 8 anni e 8 mesi per Maria Grazia Badalamenti, 62 anni; 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuna per Anna Pollazzon, 61, e Mergie Rosiglioni, 66 anni, tutti residenti a San Donà.
MALTRATTAMENTI
Sotto accusa sono finiti decine di episodi di maltrattamenti: mancata somministrazione dei pasti, schiaffi, minacce, ingiurie. Gli anziani venivano sottoposti ad angherie perché protestavano, oppure semplicemente perché chiedevano l’intervento degli operatori se rovesciavano un piatto o necessitavano di essere lavati. Una degente, secondo la procura, è morta per insufficienza cardio-respiratoria quale conseguenza delle plurime fratture provocate dalle percosse e delle vessazioni psicologiche: l’aggravante relativa a quel decesso viene contestata a Badalamenti, Danieli, Pollazzon e Rosiglioni.
La posizione più pesante è quella di Barresi, il quale è accusato anche violenza sessuale su sette anziane donne, costrette a subire rapporti sessuali di vario tipo con abuso delle condizioni di inferiorità fisica e psichica. È per questa imputazione che l’uomo, difeso dagli avvocati Giorgio e Luca Pietramala, si trova tutt’ora in carcere: contro di lui ci sono le immagini registrate dalle telecamere che gli inquirenti avevano piazzato di nascosto all’interno della Rsa per documentare i maltrattamenti, denunciati dai familiari di una degente ricoverata nel reparto non autosufficienti.
GENERALE OMERTÀ
Il pm Petroni ha sottolineato l’abitualità degli episodi di maltrattamento, tali da «determinare uno stato di prostrazione e soggezione» in tutti gli ospiti del reparto che, «anche se non direttamente vittima degli abusi, hanno maturato il timore di divenire essi stessi destinatari delle condotte violente». Il rappresentante della pubblica accusa ha evidenziato anche il «clima di generale omertà protettiva reciproca», che a suo avviso è dimostrazione del concorso nei reati anche da parte degli imputati implicati con un ruolo secondario. Più di qualcuno, secondo il pm, era a conoscenza degli orrori che accadevano nella Rsa, ma non ha mai sporto denuncia.
Nel pomeriggio hanno preso la parola i legali delle parti civili che hanno chiesto la condanna degli imputati a consistenti risarcimenti (fino ad 800mila euro per l’anziana deceduta); le arringhe dei difensori degli imputati sono previste per lunedì prossimo; poi la sentenza.