Biennale 2024, dalle insegne al neon alle sculture di perline: le telecamere del Gazzettino tra i padiglioni. Pedrosa: «Celebriamo lo straniero» Video

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Emiliana Costa
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VENEZIA - Sculture al neon sospese sull'acqua con il titolo della Biennale 2024 "Stranieri ovunque" in 60 lingue diverse. E' una delle installazioni che da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre caratterizzerà la sessantesima Esposizione internazionale d'arte firmata quest'anno dal brasiliano Adriano Pedrosa, direttore artistico del Museo d'Arte di San Paolo.

Un viaggio quello della Biennale 2024 per celebrare lo straniero.

Sia nell'accezione consueta, che in quella più introspettiva: sentirsi stranieri dentro di sé ovunque si abiti.

Nello spazio delle Corderie dell'Arsenale un viaggio tra le opere di artisti internazionali con una particolare attenzione ai paesi del sud del mondo. A prevalere le forme tradizionali d'arte, dalla tessile alla pittorica.

Nel padiglione Italia il tema dello straniero è declinato in maniera piuttosto particolare. Un ponteggio in ferro come a voler dire accorciamo le distanze abbinato all'intensa musica dell'organo.

Ai Giardini della Biennale i padiglioni storici. Fila lunghissima per visitare quello degli Stati Uniti che celebra la cultura degli indigeni e degli outsider americani. Trattami bene si chiama una delle opere. Anche in questo caso un messaggio di accoglienza per accorciare le distanze. Il padiglione russo chiuso nel 2022 dopo l'invasione dell'Ucraina riapre i battenti e ospita la Bolivia.

Chiuso invece per il padiglione di Israele. Da qualche giorno sulla vetrina campeggia la scritta “riaprirà con il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”. Intanto in mattinata, un gruppo di manifestanti ha sventolato le bandiere della Palestina di fronte ai padiglioni di Israele e Stati Uniti. «In tempo di guerra - ha detto in conferenza stampa il presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco - questo diventa un luogo di pace». L'arte dunque come ponteggio tra i popoli, nessuno escluso. (servizio di Emiliana Costa)

Il padiglione Polonia ospita l'Ucraina

«Weeeeeeeeeeeeee». «Tududududu». «Tzssgrgrgrgrgrgrgrtz». «Ssssssssss Thuukhh». «Tatatatatatatata», «Shhhhhhhssssshhhhsssh», «Uuuuuuuuuuuuuu», «TrrrrrrrrrrrrrrrrThrrrrrrrr, «Wuuuuuuufff Buuuhh Buuhhff!". «Nan Nan Nan Nan Nan Nan Nan». Il suono della guerra in Ucraina viene ripetuto da chi lo ha vissuto ed è stato costretto a lasciare la sua casa dopo l'invasione della Russia, per un campo profughi, un ostello o un albergo. L'installazione concettuale del collettivo ucraino Open Group «Repeat After Me» dà voce, letteralmente, alle armi usate dalla Russia e al ricordo di chi le ha sentite. Allarme aereo. Difesa aerea. Elicotteri da combattimento. Colpi di mortaio. Fucili d'assalto. Missili balistici e da crociera, i più pericolosi perché molto più difficili da abbattere per l'estrema velocità a cui viaggiano che lascia ai civili solo un minuto o due di tempo per mettersi al riparo, le sirene, i droni di fabbricazione iraniana, altri missili, carri armati. Il progetto degli artisti di Open Group, Yuriy Biley, Pavlo Kovach e Anton Varga, è stato selezionato lo scorso dicembre, in seguito all'insediamento del governo europeista di Donald Tusk. 

Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 14:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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