Udine. Insulti a Maignan, identificati altri quattro tifosi razzisti: c'è anche una donna. Daspo di 5 anni e banditi a vita dall'Udinese

Mercoledì 24 Gennaio 2024 di Marco Agrusti
Udine. Insulti a Maignan, identificati altri quattro tifosi razzisti: c'è anche una donna. Daspo di 5 anni e banditi a vita dall'Udinese

UDINE - «Scimmia», «n....». Insomma, un film già visto. Ma la vergogna che ha macchiato la partita tra Udinese e Milan al "Bluenergy Stadium" assume nuove e più inquietanti proporzioni. Da un tifoso identificato, infatti, ieri si è passati a quota cinque. E tra loro c'è anche una donna. Non che il sesso del responsabile di un grave fatto di razzismo cambi granché, ma anche lei - in curva - sabato scorso urlava contro il portiere del Milan, Mike Maignan.

Ed è stata incastrata come gli altri quattro soggetti, dal complesso sistema di telecamere di cui è dotato l'impianto all'avanguardia di Udine.


L'OPERAZIONE
Le indagini della Questura di Udine dopo il caso internazionale scoppiato sabato sera allo stadio non sono ancora finite. La Polizia è ancora alla ricerca di altri possibili autori di quelle frasi becere rivolte all'estremo difensore del Milan, che in quel momento era al suo posto - in porta - proprio sotto la Curva Nord, il settore più caldo del tifo bianconero. Intanto però ieri è stato fatto un altro passo avanti, perché grazie alle immagini girate dalle telecamere dello stadio di Udine si è potuti risalire ad altri quattro responsabili delle frasi razziste. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti della Questura udinese, alle spalle del portiere rossonero non sono partiti solamente epiteti a sfondo razziale, ma anche veri e propri ululati. E poi quegli insulti odiosi: «Scimmia», «n....». Quanto alle persone identificate, si tratta di due uomini una donna, rispettivamente di 45, 32 e 34 anni, tutti residenti in provincia di Udine. C'è poi anche un altro uomo di 42 anni, domiciliato in questo caso nel capoluogo friulano. La Questura ha parlato di «un'opera certosina di analisi incrociata delle immagini girate dall'impianto di videosorveglianza». Le quattro persone indiziate di aver rivolto gli insulti razzisti a Mike Maignan non potranno entrare in qualsiasi stadio per cinque anni. Il questore di Udine ha scelto il Daspo nella sua misura massima, trattandosi di soggetti che allo stato attuale non risultano essere recidivi. Tutti i soggetti sono stati deferiti in stato di libertà e ora per loro scatterà molto probabilmente il procedimento penale della Procura per incitamento all'odio razziale, come accaduto per il primo tifoso identificato già 48 ore dopo la partita di sabato. L'Udinese Calcio, inoltre, bandirà a vita dallo stadio cittadino le quattro persone identificate ieri dalla Questura. Lo stesso provvedimento annunciato ai danni del primo soggetto identificato. «Come accaduto fin dal primo momento, il club ha proseguito e prosegue il proprio lavoro al fianco della Questura confermando assoluta fermezza nel punire i colpevoli a riprova dell'impegno concreto contro ogni discriminazione», è il testo della nota.


LE RIPERCUSSIONI
Intanto la società capitanata dal patron Gino Pozzo sta pensando all'azione civile contro i responsabili degli ululati razzisti, con l'obiettivo di chiedere loro i danni dopo il provvedimento del giudice sportivo, che ha sancito la chiusura dello stadio "Bluenergy" agli spettatori per un turno, quello del 3 febbraio contro il Monza. La tesi del club è chiara: la colpa non dev'essere attribuita a tutta la tifoseria bianconera, ma solamente a quei supporter che si sono macchiati degli episodi di razzismo. Il giudice sportivo, invece, ha sottolineato un fatto: nessuno, in curva, si è dissociato palesemente dagli ululati e dalle grida contro il portiere del Milan.

L'aggiornamento

Ma non basta, oggi l'Udinese Calcio ha reso noto che, «dopo un'accurata analisi degli atti ricevuti in giornata», ha deciso di presentare reclamo alla Corte Sportiva d'Appello Nazionale FIGC contro la decisione del Giudice Sportivo della Lega Serie A di sanzionare il club con una gara interna da disputarsi a porte chiuse.

«Abbiamo riflettuto a lungo nella giornata di oggi sul presentare reclamo o meno - ha spiegato il Direttore Generale Franco Collavino - Dopo una lettura scrupolosa degli atti, però, abbiamo maturato la consapevolezza di dover procedere in tal senso per salvaguardare la reputazione del nostro club, storicamente multietnico, e l'impegno dimostrato nel perseguire i colpevoli e contro le discriminazioni. Al tempo stesso - ha proseguito il d.g. - vogliamo tutelare anche la nostra gente, tradizionalmente corretta, ingiustamente pregiudicata da un provvedimento che colpisce l'intera tifoseria a fronte di inqualificabili comportamenti di pochi».

La società ha ribadito che «da anni, crede nel tifo sano» ricordando di aver «investito per primi nella sperimentazione di tecnologie per il riconoscimento facciale, testate al Bluenergy Stadium in occasione della finale degli Europei Under 21 2019, che aiuterebbero i veri tifosi a non essere lesi da condotte individuali illecite».

Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci