TRIESTE - Affondano a Nordest le radici familiari di Nir Forti, il più giovane dei tre italo-israeliani che risultano dispersi dopo l’attacco sferrato da Hamas. La doppia cittadinanza è dovuta al ramo paterno: la nonna era di Trieste, mentre il nonno era di Milano. Una provenienza che rende tangibile anche a queste latitudini l’angoscia per la sorte del 30enne, secondo i testimoni rimasto ferito insieme alla fidanzata Shai Regev, nel momento in cui la coppia cercava di scappare dal festival musicale nei pressi del kibbutz di Re’im, in cui sono stati ammazzati almeno 260 partecipanti.
SUI SOCIAL
In questi giorni sui social è in corso una mobilitazione a favore del ragazzo. «Siamo amici da 15 anni», ricorda Jonathan Lahat, postando la foto che li ritrae insieme nel 2013 al campeggio estivo del movimento giovanile sionista Noam , in cui Nir indossava una canotta con la scritta “Venice”.
LA MUSICA
Ad accomunarli è proprio la passione per la musica. Al di là del tifo per il Milan, infatti, Forti adora la techno e la trance. Per questo i due fidanzati, insieme a tre amici, venerdì sera erano partiti da Tel Aviv (dove lui si è trasferito dalla città natale di Omer) per andare a quel rave insieme ad altri tre amici. Sabato mattina, quando sono iniziate le voci sulla tensione nella zona, la sorella Tamar gli ha scritto su WhatsApp alle 7.07: «Nir, stai bene?». Lui le ha risposto di sì, nel tipico modo con cui chiama le sue sorelle: «Yes sis». La giovane ha rilanciato: «Incubo». Il messaggio è arrivato a destinazione, come dimostra la doppia spunta, il che è successo anche con i successivi invii alle 9.09 e alle 10.09, a cui però il 30enne non ha mai replicato. Invece quello delle 11.53 ha ottenuto un solo “baffo”, segno che non è mai stato ricevuto. Secondo quanto ricostruito da Channel 13, l’ultima posizione del telefonino geolocalizzata dalla polizia risale alle 10.20 nell’area della festa, dopodiché la connessione si è interrotta.
LE BORSE
Non ottenendo supporto dalle autorità, familiari e amici hanno contattato privatamente l’organizzazione “Arms brothers”, che è arrivata nel luogo della strage e ha recuperato le borse della coppia. Dentro c’erano i documenti d’identità e i vestiti di ricambio, ma non i cellulari. «Dove sei anima mia?», chiede su Facebook la sorella Tamar, lamentando anche depistaggi da parte di qualche sciacallo e scarsa collaborazione sul fronte delle istituzioni israeliane, mentre la madre Tova ha confermato di aver ricevuto telefonicamente dal ministro italiano Antonio Tajani la promessa di «massima assistenza». Nei giorni scorsi Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste, aveva rivolto un pensiero alle vittime, ai feriti e ai dispersi: «Siamo terribilmente angosciati per la sorte degli ostaggi rapiti e temiamo per la loro incolumità. Il nostro cuore piange a pensare cosa possa essere successo loro». Nessuno poteva immaginare che in pericolo ci fosse anche un “nipote” del Nordest.