Badante travolta e uccisa sul ciglio della strada: 2 anni di carcere e 3 senza patente al guidatore

Giovedì 2 Maggio 2024 di Redazione Treviso
Il punto in cui è stato ritrovato il corpo di Norma Bonafede, badante di 62 anni

PAESE (TREVISO) - Due anni di reclusione e tre anni di sospensione della patente di guida. È la sentenza emessa dal giudice Umberto Donà nei confronti di Fabrizio Cappelletto, libero professionista di 68 anni finito a processo per aver investito e ucciso Norma Bonafede, la badante di 62 anni travolta mentre percorreva a piedi via Bianchin, a Postioma di Paese, il 28 febbraio del 2014. L’uomo, oltre al reato di omicidio colposo per il quale è stato condannato, è stato assolto per quello di omissione di soccorso.

LA VICENDA

Ci sono voluti dieci anni e una lunga battaglia legale per arrivare alla sentenza di primo grado. Norma Bonafede, originaria di Trarego Viggiona, nella provincia piemontese di Verbano-Cusio-Ossola, era appena uscita dalla casa di un assistito e si stava recando a prendere l’autobus lungo via Bianchin, scarsamente illuminata, come faceva ogni giorno. L’uomo, come riferito anche da un testimone, si era fermato dopo aver sentito un colpo, 200 metri più avanti del luogo dell’impatto, ma non notando nulla di anomalo sul ciglio della strada si era poi allontanato. Inizialmente si pensava a un pirata della strada ma in realtà, proprio come riferito dagli agenti della Polstrada, il 68enne non si era reso conto di nulla e non aveva visto il corpo della donna finito nel fossato che costeggia la strada. Il libero professionista, una volta individuato, era risultato del tutto sobrio: gli inquirenti sembravano essere propensi a qualificare il fatto come una tragica fatalità dovuta alla scarsissima visibilità nella zona ma la vicenda è approdata in tribunale.

LA BATTAGLIA

Cappelletto, che nel corso del procedimento ha cambiato diversi avvocati (era assistito d’ufficio da Roberrta Canal, ndr) ha sempre avuto intenzione di dimostrare la propria innocenza evitando di scegliere un rito alternativo. Tra le circostanze da appurare davanti al giudice c’era il fatto di dove si trovasse la vittima al momento dell’impatto.

E quanto abbia influito che fosse nella stessa direzione di marcia dell’auto e non sul lato opposto come previsto dal codice della strada in quanto si sta parlando di un pedone. Alla fine è stata provata la responsabilità del 68enne.

Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 14:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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