CASALE SUL SILE (TREVISO) - Lui giovane barista, assuntore di droghe leggere con gli amici, pronto ad acquistare una partita in grande stile. Per fumarsela tra conoscenti e venderla. Aveva, infatti, usato Telegram per ordinare un chilo di marijuana dall’America. «Costava poco» ha detto durante il processo. Nel suo cammino si sono messi, però, la Guardia di Finanza, il fiuto dei cani antidroga e, non ultimo, il tribunale. A.B., 23enne trevigiano, difeso dall’avvocato Alessandra Nava, è stato condannato ieri in abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare Cristian Vettoruzzo a 2 anni e 8 mesi per traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.
I FATTI
Tutto succede a Casale nel marzo di quest’anno. Il giovane, che non ha precedenti specifici ma fa uso di spinelli con alcuni amici, decide di acquistare una partita direttamente alla fonte. Guarda i siti che sono presenti in internet e, sempre con gli stessi amici con i quali condivide il “fumo”, fa un ordinativo di quasi un chilo di sostanza stupefacente di tipo marijuana. La droga, suddivisa in due buste, arriva dall’America. Il costo è allettante ed è allettante anche il fatto che si tratta di sostanza stupefacente purissima. Risultava, infatti, che quel quantitativo di droga conteneva 175 grammi di principio attivo. Una “bomba” che sarebbe servita per preparare circa 7mila spinelli per un guadagno di quasi 10mila euro. Il pacco parte, con spedizione internazionale, e approda a Malpensa, a Milano, dove viene fiutato e bloccato dai cani antidroga e dalla Finanza. Per le Fiamme Gialle non è particolarmente complicato arrivare fino al barista 23enne trevigiano che, all’atto dell’acquisto ha lasciato nome, cognome e indirizzo. Così, i controlli arrivano a casa del giovane dove viene trovato il classico materiale da confezionamento: due grinder (i cosiddetti “trita erba”), una busta contenente cartine per tabacco e i relativi filtri, oltre a una busta che viene utilizzata per il confezionamento sottovuoto. Ci sono anche sei coltelli, un contenitore di vetro, una scatola contenente buste in plastica per il confezionamento delle dosi di “fumo”. Qualche dubbio? Anche se ce ne fossero stati, vengono fugati dall’odore caratteristico emanato da ogni singolo oggetto che era stato a contatto con la sostanza.
Inoltre, sempre in casa del ragazzo, viene trovata una busta in plastica con, all’interno, un pezzetto di hashish pari a 5,8 grammi. Tutto questo armamentario fa presupporre alle forze dell’ordine che la droga fosse destinata anche allo smercio. Ma non viene trovato un solo cliente e, soprattutto, il giovane non fa i nomi dei fantomatici amici con i quali avrebbe messo in piedi quel singolare commercio di hashish.
INCENSURATO
Incensurato, con un lavoro alle spalle dimostrato dalle buste paga prodotte dall’avvocato, alle prese per la prima volta con un processo per commercio di droga.