PORTOBUFFOLE' (TREVISO) - Grazia Collura il film “Barbie” non è andata a vederlo. Incredibile ma vero: proprio lei che della Barbie è innamorata da decenni, tanto aver creato il museo della Barbie, unico in Italia.
LA CRITICA
«Primo – esordisce – a esser sincera non mi piace tutto quel rosa. Che non è l’unico colore di Barbie. Al nostro museo, dove le bambole in esposizione sono oltre 500, le Barbie sono vestite con centinaia di modelli, tramite loro si fa la storia della moda e del costume. Tutto quel rosa proprio non lo capisco. Ne ho parlato a lungo anche con la mia amica Doris, che mi aiuta a tener aperto il museo la domenica. Lei il film l’ha visto, si è divertita. Io ho visto alcuni spezzoni (il trailer, ndr) ma ripeto, non mi convince. Ad esempio mi aspettavo la storia della Mattel, l’azienda che ha creato questa bambola, la più famosa al mondo. Per carità, so che il film ai giovani piace tantissimo, soprattutto alle ragazze, ecco: la vedo come una favola in rosa. So che già in tanti, specie in America, copiano gli arredamenti, riproducono le loro case, le vogliono come quella di Barbie. Nel film c’è una Barbie che appare indipendente e libera, ma alla fine è una donna sola. Non voglio questo per le donne, la solitudine non è un buon vivere». Collura, genovese d’origine e trevigiana d’adozione, da una vita colleziona le Barbie, vestendole con gli abiti di sua creazione. Sono outfit che la donna ha studiato nei minimi particolari. Molte sono le “Barbie” sposa, un’idea della quale Collura va fiera. Negli anni ha realizzato il modello in miniatura dell’abito indossato da molte neo spose, con il quale ha vestito le Barbie che le mamme delle spose hanno serbato a ricordo del matrimonio. In breve per lei la bambola è una modella, non un esempio di vita.
LA RIFLESSIONE
«Il film è intrattenimento, divertimento – prosegue Collura - Barbie è emancipata, indipendente. Ecco, mi piacerebbe che aiutasse a riportare l’attenzione appunto sull’emancipazione delle donne. Se ne parla da decenni ma i risultati sono deludenti. Sono pochissime le donne che riescono a far carriera, sono sempre boicottate, i loro stipendi sono più bassi di quelli dei maschi. Vogliamo parlare della piaga dei femminicidi? Le bambine possono pur giocare con una bambolina emancipata, ma la realtà è ben diversa. Le donne ormai dal 1946 hanno il diritto a votare e ad essere elette. È vero, abbiamo un presidente del Consiglio donna; ma quante altre hanno incarichi di rilievo, muovono le leve del potere, sia in politica come nell’economia? Le giovani donne tuttora debbono spesso sacrificare la famiglia alla carriera o viceversa perché è quasi impossibile riuscire a conciliare i due fronti. Più che sul rosa del film, mi piacerebbe che si riportasse il dibattito su questo». Lei intanto continua a cucire vestitini. Ha appena terminato di studiare il celebre quadro “Notte stellata” di Van Gogh e su questi colori ha cucito un abito per Barbie, aggiungendone un altro ispirato a Monet.