Porto Tolle. Gli esperti hanno detto che è rischioso estrarre gas in Adriatico, ma il Governo è pronto a dare il via libera

Lunedì 30 Ottobre 2023 di Francesco Campi
Una piattaforma per l'estrazione di gas metano in mare

PORTO TOLLE - Gli esperti hanno detto che non è possibile escludere conseguenze per il Polesine dalle estrazioni di gas al largo della costa del Delta, ma nonostante questo il Governo va avanti e, dopo la legge, è in arrivo un decreto per consentire le trivellazioni.

Si tratta del decreto-legge con le “Disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia, nonché per il funzionamento del mercato al dettaglio dell’energia elettrica”, che doveva essere sul tavolo già nel Consiglio dei ministri lo 23 ottobre, ma che è slittato alla prossima seduta, probabilmente già questa settimana.

DECRETO PRONTO

Nella bozza del testo, si legge che «è consentita la coltivazione di gas naturale sulla base di concessioni esistenti ovvero di nuove concessioni rilasciate ai sensi del comma 6, nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud e che dista almeno 9 miglia dalle linee di costa». Il 45esimo parallelo è quello che attraversa, nel Delta, i territori di Corbola, Taglio di Po, Porto Viro e Porto Tolle. La formula “il 45° parallelo e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri” è un modo per non dire “davanti al Delta del Po”. Eppure gli esperti hanno detto che trivellare davanti al Delta è un rischio. E lo ribadisce Vanni Destro, del Coordinamento “Polesine No Trivelle”, che da un anno ha ripreso una storica battaglia del Polesine che ancora fa i conti, salati, con la subsidenza in gran parte provocata proprio dalle estrazioni metanifere. «Ancora nessuno si è degnato di diffondere i risultati del lavoro del tavolo tecnico-scientifico, ma da quello che è stato anticipato emerge che le conclusioni non lasciano spazio a dubbi e confermano le preoccupazioni che abbiamo sempre manifestato, rimanendo però inascoltati: risulta inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all’estrazione del gas metano nell’Alto Adriatico e si ritiene che, le carenze conoscitive evidenziate non consentano di escludere effetti significativi sull’ambiente marino e costiero del Polesine e del Delta del Po e, pertanto, le estrazioni di gas non debbano essere autorizzate fintanto che non vengano messi a disposizione del tavolo tecnico-scientifico regionale tutti gli elementi specifici con cui poter valutare l’impatto delle estrazioni. Parole, queste che dovrebbero mettere fine ad ogni ipotesi di estrazione al largo del Delta e che, invece, sembrano essere state completamente ignorate da questo Governo, che a quanto pare non ha a cuore la sicurezza idrogeologica del territorio nazionale, il futuro di ampie fette di popolazione, ma solo gli interessi dei grandi gruppi economici».

IL PARADOSSO

Una situazione paradossale. Eppure è quello che sta accadendo. Fra l’altro, a luglio, i deputati Angelo Bonelli e Luana Zanella dell’Alleanza Verdi e Sinistra, hanno presentato un’interpellanza chiedendo al ministro per l’Ambiente se fosse in grado di confermare «che non saranno autorizzate trivellazioni davanti al Delta del Po, in che data e con quale atto sia stato istituito il tavolo di confronto tecnico inerente alla problematica delle estrazioni, quali siano i tecnici e gli esperti “super partes” nominati e se non ritenga di dover rendere pubbliche le risultanze e i verbali delle riunioni svolte fin qui». Il sottosegretario Claudio Barbaro, ha poi risposto in aula, spiegando che si erano tenuti due incontri, il 13 febbraio e l’11 aprile, con rappresentanti delle Regioni Veneto ed Emilia-Romagna, di Ispra e del Mase e che era stato individuato un gruppo di lavoro formato da esponenti delle Università di Padova, Venezia, dello Iuav e del Cnr, «per un’analisi approfondita, nonché per accertare, con comprovata evidenza scientifica, che gli interventi proposti non generino effetti negativi sulle coste, rischi ambientali per l’ecosistema e danni socioeconomici alle attività presenti nel territorio del Delta polesano». Tuttavia, ha anche confermato che il Governo andava avanti.

Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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