Rovigo. «L'Ulss 5 non assume Personale allo stremo». Per i sindacalisti mancano 100 medici, 50 infermieri e altrettanti Oss

Martedì 30 Aprile 2024 di Nicola Astolfi
«L'Ulss 5 non assume Personale allo stremo». Per i sindacalisti mancano 100 medici, 50 infermieri e altrettanti Oss

ROVIGO - «Zero assunzioni da sei mesi: mancano 100 medici, 50 infermieri e 50 operatori sociosanitari.

Non dico il numero delle ostetriche e non parlo degli amministrativi. Definire "pubblica" l'Ulss 5 non è il termine giusto, perché la sanità e il sociale devono essere preservati in maniera assoluta», invece «negli ultimi sei mesi, con una direzione generale nuova, si va avanti a spot con opere e strutture, ma di personale ne parla nessuno. E c'è un aumento importante delle dimissioni, anche sui ruoli di infermieri e Oss, che preferiscono tornare a lavorare nel privato e nelle case di cura».

Quello che il segretario provinciale della Fp Cgil Riccardo Mantovan ha evidenziato insieme a lavoratori delle Rappresentanze sindacali unitarie, è una situazione di blocco delle assunzioni che deriva in Polesine «dal superamento del tetto di spesa», ma che riguarda tutto il Veneto. E così oggi,i rappresentanti sindacali della Fp Cgil Veneto organizzano un presidio dalle 10, in campo San Tomà a Venezia, per chiedere all'assessore Manuela Lanzarin di prorogare le graduatorie per gli operatori sociosanitari. «Perché - ha spiegato Mantovan - abbiamo una graduatoria Oss di quasi 260 idonei, in scadenza in luglio, dalla quale sono state assunte una cinquantina di persone. In 200 rimarranno senza la possibilità di lavorare, con l'immensa necessità che ha questa amministrazione. Aggiungo che c'è una graduatoria di infermieri valida da due mesi, con dieci posti a bando, quindi a obbligo di legge di assunzione. Ormai siamo a maggio, neanche quei dieci infermieri sono stati assunti».
Nel frattempo, ha evidenziato Roberta Denanni, «c'è la richiesta continua di prestazioni aggiuntive per ridurre le liste di attesa: un controsenso che deriva dal fatto che c'è la Regione che preme. Ma è un sistema che non può funzionare, perché le teste sono sempre le stesse. La presa in carico deve essere non solo dell'Ulss 5, ma anche dell'assessore regionale alla Sanità».


L'ACCUSA
Mantovan non usa mezzi termini. «L'Ulss 5 è la più grande azienda pubblica del nostro territorio, ma nella pratica e nell'operatività, come continuo a dire ai tavoli sindacali già da un anno, è la peggiore amministrazione pubblica: non solo del Veneto, ma del territorio nazionale se la guardiamo dal punto di vista strategico, gestionale e di investimento sul personale. La situazione è desolante e il clima è pessimo in tutti i luoghi di lavoro nel nostro territorio: una situazione che si riassume con tre "i": inerzia, inedia e immobilismo totale, a partire dalla direzione delle professioni sanitarie. Mancano sapone e carta igienica nei reparti, il personale non ha i guanti per lavorare, e non è possibile chiedere un giorno di ferie, di permesso, oppure due settimane di aspettativa per i giovani che chiedono di poter studiare e lavorare contemporaneamente, perché è impossibile concederli. Siamo arrivati alle dimissioni di un coordinatore ed è probabile una ulteriore, perché le condizioni sono diventate impossibili».
La sanità non si può fare «riducendo i costi - ha proseguito Mantovan - bisogna investire sul personale, risorsa fondamentale per una buona sanità. Bisogna agire immediatamente a prescindere dai costi, non elargire pacche sulle spalle e professare il verbo: "Tiriamoci su le maniche tutti insieme, diamoci una mano", perché se non ci mettiamo il personale, diventa tutto complicato».


ANNUNCI E PROBLEMI
Un altro aspetto della situazione della sanità locale l'ha rilevatoi Alessandro Cattin. «Il direttore generale continua a mandare newsletter in cui annuncia l'apertura di case di comunità e la costruzione di ospedali di comunità, ma non fa il minimo accenno su quali persone possano far funzionare queste strutture». «Questo è un problema ulteriore - conferma Mantovan - perché le strutture che si apriranno con i fondi del Pnrr non troveranno dipendenti pubblici a gestirle, ma lavoratori con contratti sicuramente non di pubblica amministrazione: verrà esternalizzato l'ennesimo pezzo di sanità pubblica».

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