Una, due, tre, quattro, fino a sei-sette pastiglie per urlare il proprio disagio e voltare le spalle alla vita negli anni teoricamente più belli.
IL FENOMENO
Ci sono anche delle chat, popolari tra gli studenti pordenonesi. È da brividi. «I gruppi sul telefonino - spiega il primario di Pediatria, Roberto Dall’Amico - sono conosciuti e contengono informazioni su chi ha provato, sugli effetti». Un tam tam che gioca però con la vita stessa. Perché in questi casi non si esagera se si parla di overdose. Le conseguenze sono quelle. «Noi medici - prosegue Dall’Amico - siamo molto perplessi a proposito della vendita libera del paracetamolo. Si rischiano danni permanenti al fegato, fino al trapianto. Il dosaggio eccessivo è estremamente tossico per il nostro organismo».
È con il Covid, che il fenomeno dell’overdose da paracetamolo ha fatto la sua comparsa tra i giovani e i giovanissimi della provincia. «Un farmaco forse banalizzato - prosegue Dall’Amico - ma che ha prodotto i primi casi, anche gravi, pure da noi. Chi ha l’intenzione di farsi del male, cerca la prima cosa che ha a disposizione». E purtroppo la tachipirina o un farmaco equivalente basato sullo stesso principio attivo ce l’hanno tutte le famiglie nel cassetto delle medicine.
IL MECCANISMO
Non c’è sballo, non è una droga. Nessun aspetto ludico-ricreativo. L’emergenza è seria, perché è la spia di una generazione che soffre e che non sa come comunicarlo. E la pandemia ha accelerato questo processo autodistruttivo, portando a un deciso incremento dei fenomeni di autolesionismo tra gli adolescenti».
Il problema è che con l’overdose di paracetamolo non si scherza. Le conseguenze possono essere anche fatali. Fortunatamente a Pordenone ancora non è successo, ma di giovani pazienti in condizioni molto serie, in ospedale ne sono arrivati eccome. «Giovani che hanno trascorso giorni e giorni semi-incoscienti - rileva Dall’Amico -, con vomito e distonia (contrazioni dolorose, ndr). A volte, dopo averla scampata, riconoscono l’errore. In altri casi purtroppo ci riprovano. Abbiamo purtroppo avuto già due casi di recidiva».
E in reparto scattano quindi misure straordinarie. «Siamo stati costretti a sigillare le porte che “proteggono” i farmaci - spiega ancora il primario di Pediatria dell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone -. Il rischio è quello che possano essere prelevati oggetti taglienti o ancora medicinali potenzialmente pericolosi».