Omicidio a Bicinicco. Ucciso dall'amica con le forbici e l'acido, l'ex compagna: «Aiuteremo nostra figlia, la droga ha rovinato tutto»

Lunedì 6 Maggio 2024 di Marco Agrusti
L'omicidio di Bicinicco

Eravamo comunque mamma e papà, adesso cercheremo di dare il meglio a quella che è e resterà comunque nostra figlia. Purtroppo la droga ha spezzato la nostra vita assieme, ma Stefano era una persona buona». Giada Cepile parla con la voce interrotta dai singhiozzi. Una frase, poi prende fiato. Dieci anni di una storia d’amore finita dal 2022 si fanno sentire. Con Stefano Iurigh, Giada Capile ha condiviso tutto.

E messo al mondo una bimba che oggi ha 9 anni. «Dovremo dirle che il papà non c’è più», sospira. 


IL PASSATO


Un passo indietro e i ricordi arrivano come treni in corsa. La donna, di Castions di Strada (Ud), ha tenuto sotto braccio l’uomo ucciso sabato sera a Bicinicco per dieci anni. «Da due non eravamo più assieme - racconta -. La nostra storia era finita, mi sono allontanata a causa della droga. Un mostro da cui Stefano non riusciva a liberarsi. Ci sentivamo ormai sempre più di rado: ci siamo detti che ognuno doveva rifarsi una vita. Ci rispettavamo e soprattutto condividevamo ancora la cosa più importante: l’amore per nostra figlia». Un contesto familiare complicato, anche per la bimba di nove anni, «ma l’affetto di suo papà non era mai mancato. Stefano - prosegue l’ex compagna del 43enne originario di San Giovanni al Natisone (Ud) - andava a trovare nostra figlia e non se ne era mai staccato. Io - prosegue la donna - ho altre due ragazze nate da una relazione precedente: hanno 16 e 19 anni e Stefano le considerava come figlie sue. Se ne era innamorato. Oggi è solamente il momento del dolore». 


VITE TRAVAGLIATE


Prima a San Giovanni al Natisone, paese d’origine di lui; poi a Castions di Strada, dov’è cresciuta Giada Cepile. Dieci anni di convivenza, tra la donna e Stefano Iurigh. «Un lungo periodo complicato - ammette - ma ci siamo voluti bene. Purtroppo si è messa in mezzo la dipendenza, da cui Stefano non è riuscito ad uscire. È sempre stato quello il motivo delle difficoltà tra di noi. È stato così per dieci anni, ma il bene per nostra figlia superava tutto». Fino alla separazione della coppia, due anni fa. È allora, che anche la vita di Stefano Iurigh cambia in peggio. Il trasferimento nella casa del fratello Giuliano e della cognata a Bicinicco, le frequentazioni pericolose. Fino al dramma di sabato sera. «Purtroppo molti di noi se l’aspettavano. Non così però. Capivamo che c’era qualcosa che davvero non andava, ma nessuno merita una fine del genere», prosegue tra le lacrime l’ex compagna del 43 enne. «Adesso devo andare avanti, per nostra figlia, che avrà tutto l’amore che merita». E torna alla mente anche un post su Facebook di Stefano Iurigh. «Torno dalle mie bimbe», scriveva cinque anni fa. Era la fine di uno dei suoi tanti viaggi all’estero a bordo delle navi da crociera come manutentore collegato alla Fincantieri di Monfalcone. Era un manifesto da padre, uno sprazzo di sereno tra tanti momenti bui». 


LE VOCI


Per un paese - Bicinicco - che di Stefano Iurigh conosceva poco o nulla, ci sono quelle persone che ieri mattina si sono risvegliate apprendendo la notizia della morte di un amico. Tra loro c’è Alessia: «Lo conoscevo bene anche se non ci frequentavamo più da quando era finita la sua storia precedente con la mia amica Giada. Non entro nel merito delle sue abitudini, sono solo distrutta per una bambina che non avrà più il padre». Tutto attorno alla casa di via Roma a Bicinicco, dove si è consumato il delitto, la vita della domenica sembra andare avanti come se nulla fosse. Come se quella vita fosse così estranea dal contesto del borgo da non fare rumore nemmeno dopo una fine violenta e senza senso. 

Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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