Elezioni e malumori. Salvini zittisce i big e blinda Peghin: «Basta polemiche, andiamo a riprenderci la città»

Venerdì 21 Gennaio 2022 di Gabriele Pipia
Matteo Salvini
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PADOVA - Al settimo giorno Matteo Salvini si stufa, alza il telefono e ordina: «Vediamoci a mezzogiorno in videocall». Dopo una settimana di forti tensioni interne, il segretario nazionale della Lega riunisce Alberto Stefani, Massimo Bitonci e Roberto Marcato per alzare la voce e dettare la linea: «Basta con le polemiche, ora dobbiamo solamente pensare a riconquistare Padova». 
Il faccia a faccia virtuale con i big del partito - convocato ieri mattina, 20 gennaio - dura un quarto d’ora ed è seguito da un comunicato colmo di parole al miele: «Convergenza su tutte le scelte. Toni sereni e pacati che sopiscono le voci sui presunti malumori all’interno della Lega padovana», si legge nella nota ufficiale diffusa da Roma. Nel Carroccio è quindi scoppiata la pace? Ufficialmente sì, ma la realtà dei fatti dice altro: frizioni e divisioni interne restano eccome. Quando tra pochi giorni l’imprenditore Francesco Peghin ufficializzerà la propria candidatura a sindaco, non si troverà certo alle spalle un partito tranquillo e compatto. 

I BOTTA E RISPOSTA
Il caso scoppia venerdì 14 gennaio.

Ad accendere la miccia che covava da tempo sotterranea è Marcello Bano, sindaco di Noventa Padovana: «Ci sono scelte calate dall’alto che gli amministratori mal digeriscono. Nessuno chiede a noi chi vedremmo bene come candidato sindaco di Padova? Di sicuro per me non può essere una brutta copia di Giordani». Bano rompe un tabù, Salvini e il commissario regionale Stefani fanno presagire la sua imminente espulsione e intanto l’incendio interno si propaga. «Nel partito non si discute più, non abbiamo più una casa» attacca il consigliere regionale Fabrizio Boron. Non è l’unico a pensarla così. Si fanno sentire anche i big: Bitonci difende l’operazione Peghin e ricorda che le scelte per le grandi città vengono sempre prese a livello nazionale, ma intanto Marcato chiede maggior condivisione e continua a invocare i congressi. 

LA CHIAMATA
È questo il contesto in cui ieri mattina squilla il telefono di Alberto Stefani. A chiamare è Matteo Salvini. «Dobbiamo parlare della situazione di Padova. Vediamoci a mezzogiorno». La riunione viene convocata al volo. Dietro allo schermo compaiono anche l’ex sindaco Bitonci (oggi commissario cittadino) e l’assessore regionale Marcato. 
Salvini si collega da Roma e parte con un monologo. «Sono stufo di leggere polemiche sui giornali, adesso basta. Pensiamo a Padova e iniziamo a parlare della lista della Lega per le elezioni. La sinistra è divisa e noi dobbiamo approfittarne stando belli compatti. In campagna elettorale concentriamoci sulla sicurezza e sulla vicinanza ai commercianti». 
Il leader mette il punto anche sul tema dei congressi: «Fino a che ci sono stato d’emergenza e super green pass, non è possibile organizzarli». 

LA NOTA
La riunione-lampo è tutta qui. Un paio di battute a testa, un saluto frettoloso e poi ognuno avanti con i propri impegni. A metà pomeriggio ecco la nota ufficiale. «C’è stata piena convergenza sulle scelte politiche intraprese da Stefani. Sia Marcato che Bitonci si sono detti dispiaciuti delle ricostruzioni apparse sulla stampa e di alcune interpretazioni fatte alle loro dichiarazioni. L’impegno comune è univoco: lavorare pancia a terra per vincere a Padova e far crescere ulteriormente il partito sul territorio». Un modo, quindi, per ribadire il suo sostegno e via libera alla scelta di Peghin. 

LA CAMPAGNA
Quella del comunicato è la versione ufficiale, ma poi ci sono i retroscena. Che parlano di una Lega padovana alle prese con le spaccature che si protraggono da anni e di un Francesco Peghin pronto a candidarsi puntando il più possibile sul proprio profilo civico. La campagna elettorale si giocherà proprio su questo terreno: da un lato il centrosinistra che farà di tutto per legare il nome di Peghin a quello del grande nemico Bitonci, dall’altro lo stesso Peghin che proverà a smarcarsi da qualunque etichetta di partito. L’attesa è ormai finita. 

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