Abusi sessuali sull’anziana ricoverata in casa di riposo: condanna annullata

Giovedì 9 Maggio 2024 di Nicola Munaro
Abusi sessuali sull’anziana ricoverata in casa di riposo: condanna annullata

PADOVA - È la terza sezione della Corte di Cassazione che, con una decisione presa nelle scorse settimane, rimette in gioco il destino giudiziario di Abdelkader Ben Messaoud, operatore socio sanitario condannato in primo e in secondo grado a 6 anni e mezzo di carcere per aver abusato, tra il luglio e l’agosto 2019, di una novantenne, ospite della Rsa “Parco del Sole” a Terranegra. Una sentenza che secondo i Supremi giudici deve essere rivista, partendo dal processo davanti alla Corte d’appello di Venezia. Il motivo? I giudici di palazzo Grimani non avrebbero ascoltato i testimoni proposti dalla difesa dell’oss - i penalisti padovani Federica Borrelli e Alessandro Baldina - e non avrebbero nemmeno valutato in modo approfondito quanto sottolineato dai legali del tunisino, che già di fronte al tribunale di secondo grado avevano sottolineato come l’anziana vittima potesse essere poco credibile dati anche i problemi di cui soffriva. 


IL FATTO
Abdelkader Ben Messaoud era finito sotto inchiesta e poi giudicato colpevole dal tribunale Collegiale di Padova per aver abusato di un’anziana ospite. Secondo il capo d’accusa firmato dal pm Giorgio Falcone, la notte del 23 agosto 2019 la novantenne - all’epoca ospite della residenza per anziani di Terranegra e nel frattempo morta per cause del tutto slegate a questo processo - era stata lavata e cambiata dall’inserviente tunisino. Alle prime luci dell’alba dello stesso giorno, due operatori sanitari avevano trovato la donna in lacrime nella stanza di un altro ospite: ai parenti chiamati dai vertici della struttura, la novantenne aveva raccontato: «Questa notte l’inserviente mi ha cambiata e poi mi ha violentato. Frastornata mi sono rifugiata nella camera di una mia amica». Accuse confermate qualche settimana dopo anche di fronte al giudice per le indagini preliminari durante un incidente probatorio. Ricostruzioni che avevano portato in tribunale l’oss, poi condannato anche in secondo grado.


LA DIFESA
Ed è proprio sullo svolgimento del processo andato in scena a Venezia che gli avvocati Borrelli e Baldina hanno costruito il loro ricorso in Cassazione. Nell’impugnazione della condanna di fronte al Palazzaccio, la difesa ha sottolineato come in secondo grado la Corte non abbia ascoltato la richiesta dei legali di far testimoniare altri due colleghi dell’imputato “le cui dichiarazioni avrebbero avuto una portata dirompente sulla tenuta complessiva della decisione di condanna” né abbia approfondito la situazione clinica della donna che a causa di “significativa compromissione cognitiva mai emersa in sede di indagini”, si legge nella memoria della difesa, avrebbe reso inattendibile il racconto dell’anziana. «In estrema sintesi - spiegano i due legali - si è evidenziato come la Corte di Appello abbia omesso di confrontarsi con le doglianze difensive, limitandosi a redigere una motivazione meramente apparente, contraddittoria e illogica». Una posizione che anche gli Ermellini hanno sottolineato: non entrando nel merito della vicenda (cioè se ci sia stata o meno violenza sessuale), la Corte di Cassazione ha rispedito l’incartamento in Appello sposando anche ciò che la stessa sentenza di primo grado sottolineava: in tutto il processo era “mancata la voce dell’imputato”.

 

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci