Guerra Ucraina, Putin chiede aiuto a Xi (e si consegna a Pechino): lo zar spera nel salvataggio cinese

Gli slogan di fronte alle telecamere: «Rappresentiamo noi la stabilità globale»

Venerdì 17 Maggio 2024 di Vittorio Sabadin
Guerra Ucraina, Putin chiede aiuto a Xi (e si consegna a Pechino): lo zar spera nel salvataggio cinese

Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato ieri in Cina per una visita di due giorni al suo «vecchio amico» Xi Jinping. È la quarantesima volta che i due autocrati si incontrano scambiandosi sorrisi e impegni di collaborazione, ma non bisogna farsi ingannare dalle apparenze: sono come due vecchi coniugi che mal si sopportano, ma continuano a stare insieme perché le alternative preoccupano più della convivenza. Xi, nei giorni scorsi, aveva ammesso che le relazioni tra Cina e Russia non sono state sempre brillanti, ma sono andate avanti «nonostante il vento e la pioggia». Putin fa invece finta che tutto vada bene, ed è arrivato a dire ieri che «la nostra relazione è un fattore di stabilizzazione internazionale». Ci vuole un bel coraggio per sostenerlo, visto che lui ha scatenato una guerra che sta mettendo a soqquadro il mondo, e che Xi lo sta aiutando a combatterla mentre studia come mettere le mani su Taiwan. Ma l’obiettivo sono gli Stati Uniti, la cui egemonia Mosca e Pechino sembrano determinati a rovesciare.

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LE DIFFICOLTÀ

A molti osservatori occidentali, compresi gli analisti del New York Times che sanno come la pensano alla Casa Bianca, è apparso però che Putin sia andato a Pechino con il cappello in mano. È lui ad avere sempre più bisogno del sostegno cinese e della rassicurazione che Xi manterrà fede al «rapporto senza limiti» firmato tra i due Paesi nel febbraio del 2022. Sui campi di battaglia dell’Ucraina le cose vanno un po’ meglio per i russi, ma su tutto il resto Putin è in difficoltà: le sanzioni cominciano a pesare, i beni sequestrati in Occidente rischiano di alienargli l’appoggio di chi li possedeva, i Paesi dell’Est europeo sono sempre più instabili, come dimostra anche l’attentato al premier della Slovacchia Robert Fico. La Cina è diventata l’ancora di salvezza di Mosca, sostituendo l’Unione europea come principale partner commerciale: Putin ha bisogno che Xi Jinping, in cambio del gas che la Cina riceve, fornisca una valuta per le transazioni estere, venda componenti a duplice uso come i chip per computer che servono anche a produrre armi, esporti in Russia dispositivi ottici, sensori elettronici, prodotti chimici, telecomunicazioni, macchine per costruire attrezzature militari, parti di jet da combattimento. Putin sa di correre il rischio di diventare troppo dipendente dalla Cina, ma Xi è uno dei pochi amici che gli è rimasto, il più potente di tutti. Per questo è il primo leader estero che è andato a trovare dopo la riconferma a presidente.

In questi giorni cade anche il 75° anniversario del riconoscimento della Repubblica popolare cinese da parte dell’Unione Sovietica: a quel tempo, la Cina era considerata dal Cremlino un partner minore, ma oggi non è più così. Nei servizi segreti di Londra e di Washington ci sono esperti che leggono il linguaggio del corpo, e i video dell’incontro lasciavano pochi dubbi. Putin continuava a cercare l’attenzione di Xi, che non lo ricambiava e sorrideva solo davanti alle telecamere. La sera sono andati insieme a un concerto, ma le loro poltrone erano separate da un tavolino con due teiere.

Nei colloqui di ieri, nella Grande Sala del Popolo sulla piazza Tienanmen, si sarà anche parlato del gasdotto con il quale Putin vorrebbe collegare Russia e Cina, per dirottare il combustibile che non vende più all’Europa. Ma Xi avrà preso altro tempo: non gli piace dipendere da un gasdotto che dovrebbe passare per un paese terzo, e per giunta democratico, com’è la Mongolia, e non vuole legarsi solo alla Russia per le forniture energetiche. Il presidente cinese, nel ricevere l’amico dell’alleanza senza limiti, sa bene che sta camminando sul filo di un rasoio. Un legame più stretto con Putin potrebbe infatti causare reazioni negative in Europa e in America, che già gli chiedono di ridurre il sostegno alla Russia nell’invasione dell’Ucraina. Per risolvere i suoi problemi interni, il primo dei quali è un’economia stagnante, Xi ha bisogno di rivitalizzare le esportazioni e non può permettersi di chiudere il canale con l’Europa, visto che quello che va in America è già mezzo ostruito: Biden ha appena approvato nuovi dazi sulle importazioni di auto elettriche, pannelli solari, semiconduttori, prodotti medici, acciaio e alluminio.

Sui media cinesi, alla vigilia della visita, si è molto elogiato l’interscambio tra Pechino e Mosca, che permette ai cinesi di riscaldarsi con il gas russo e ai russi di viaggiare su moderne auto cinesi. Ma Xi sa bene che il Pil della Russia è metà di quello della sola Germania, e non basterà mai ad assorbire il surplus dei prodotti cinesi. Di Putin poi si fida fino a un certo punto: proprio nel periodo in cui si firmava l’intesa senza limiti, il presidente russo gli aveva parlato dell’intenzione di invadere l’Ucraina, assicurandogli che in un paio di settimane sarebbe arrivato a Kiev e avrebbe sostituito Zelensky con un governo fantoccio filo-russo. Sono passati più di due anni e l’unico risultato che si è visto è una guerra costata migliaia di morti che ha guastato le relazioni internazionali e sta bloccando i commerci.

L’ANNUNCIO

Nella conferenza stampa dopo il primo incontro bilaterale, Xi ha detto di avere concordato con Putin sulla necessità di «trovare una soluzione politica» al conflitto in Ucraina. Putin lo ha ringraziato. Ai media cinesi il leader russo aveva già assicurato di stare cercando «una soluzione globale, sostenibile e giusta con mezzi pacifici». Ma i negoziati, aveva aggiunto, «devono tenere conto degli interessi di tutti i paesi coinvolti, compresi i nostri». L’anno scorso, Xi aveva presentato un piano di pace in 12 punti, che però non prevedeva il ritiro delle truppe russe dai territori conquistati, cosa che è inaccettabile per l’Ucraina e per l’Occidente.

Il presidente cinese era arrivato in Europa all’inizio di maggio senza promettere nulla nell’incontro con Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen, ma ben consapevole che non può permettersi di guastare ulteriormente i rapporti con quella che oggi è la principale partner commerciale della Cina. Può darsi che faccia qualcosa per convincere Putin che è ora di finirla. Per ora si è limitato a dire che «Cina e Russia difenderanno la giustizia nel mondo». Un buon modo di cominciare sarebbe rendere finalmente giustizia a un paese europeo invaso da truppe straniere.

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